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NotizieApprovata la legge sulla tortura

Tuttavia, la legge presenta contraddizioni e lacune, come lo stesso redattore iniziale, Luigi Manconi, sottolinea. Sintetizzate qui di seguito nel comunicato redatto da Antigone, che dal 1998 si batte per l'introduzione del reato, con la campagna "Chiamiamola tortura", cui anche il Gruppo Abele ha preso parte, associandosi anche ora al giudizio

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La Camera ha approvato ieri la legge che sancisce il reato di tortura. Prevede per gli autori pene dai 4 ai 10 anni di carcere, con un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri. Vieta inoltre le espulsioni, i respingimenti e le estradizioni quando c’è motivo di credere che nel Paese di destinazione la persona sottoposta al provvedimento rischi di subire violazioni “sistematiche e gravi” dei diritti umani; è anche previsto l’obbligo di estradizione verso lo Stato richiedente dello straniero indagato o condannato per il reato di tortura.
Tuttavia, la legge presenta contraddizioni e lacune, come lo stesso redattore iniziale, Luigi Manconi, sottolinea. Contraddizioni sintetizzate qui di seguito nel comunicato che ripubblichiamo, redatto da Antigone, associazione che dal 1998 si batte per l'introduzione del reato, conducendo la campagna Chiamiamola tortura, cui anche il Gruppo Abele ha preso parte, associandosi anche ora al giudizio: "Approvata la legge sulla tortura. Lontana da ciò che volevamo. Da domani al lavoro per farla applicare nei tribunali e migliorarla".

In Italia da oggi c’è il reato di tortura nel codice penale. Un dibattito parlamentare lungo ben ventotto anni.
Un dibattito molto spesso di retroguardia culturale. Un dibattito che ha prodotto una legge da noi profondamente criticata per almeno tre punti: la previsione della pluralità delle condotte violente, il riferimento alla verificabilità del trauma psichico e i tempi di prescrizione ordinari.
Era il dicembre del 1998 quando Antigone elaborò la sua prima proposta di legge, fedele al testo previsto nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984. Non abbiamo mai abbandonato la nostra attività di pressione istituzionale su questo tema. Siamo andati davanti a giudici nazionali, europei, organismi internazionali a segnalare questa lacuna gravissima nel nostro ordinamento giuridico.
La legge approvata che incrimina la tortura non è la nostra legge e non è una legge conforme al testo Onu. Per noi la tortura è e resta un delitto proprio, ossia un delitto che nella storia del diritto internazionale, è un delitto tipico dei pubblici ufficiali. Tuttavia da oggi c'è un reato che si chiama tortura.
Da domani il nostro lavoro sarà quello di sempre: nel caso di segnalazioni di casi che per noi sono ‘tortura’ ci impegneremo affinché la legge sia applicata. Non demordiamo. E’ il nostro ruolo.
Inoltre lavoreremo per dare applicazione alle parti della legge che riguardano la non espulsione di persone che rischiano la tortura nel Paese di provenienza e l’estradizione di persone straniere accusate di tortura e residente nel nostro Paese.
Ci impegneremo anche in sede politica e giurisdizionale, interna e internazionale, per migliorare la legge e renderla il più possibile coerente con la definizione delle Nazioni Unite.

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