NotizieFare Società Oggi: Torino si prepara al Social Festival

Un festival dedicato al mondo del sociale che vedrà al centro le organizzazioni, le reti e gli operatori di tutto il territorio nazionale. E' questo il Social Festival Fare Società Oggi che invaderà la città di Torino dal 15 al 18 novembre, a partire da luoghi simbolo del fare società: il Caffè Basaglia, la Casa del Quartiere, Casa Oz, la Caritas, la Fabbrica delle "e"...

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Un festival dedicato al mondo del sociale che vedrà al centro le organizzazioni, le reti e gli operatori di tutto il territorio nazionale. E' questo il Social Festival Fare Società Oggi che si terrà a Torino dal 15 al 18 novembre, a partire da luoghi simbolo del fare società: il Caffè Basaglia, la Casa del Quartiere, Casa Oz, la Caritas, la Fabbrica delle "e"... Luoghi che ogni giorno portano avanti una visione sociale del vivere, alternativa a una visione individuale dilagante. Il convegno, organizzato da Animazione Sociale, vedrà tra i relatori Nicola Lagioia, Michela Marzano, Andrea Morniroli, Gianni Vattimo e tanti altri. Non solo personaggi dell'aiuto, della cura e dell'educare ma anche dell'arte, della narrativa, del teatro, del cinema, della filosofia... Perché fare società oggi è un compito attorno a cui in tanti stanno lavorando, non solo gli operatori sociali. E allora è bene conoscersi, riconoscersi, mischiarsi, lavorare insieme, sognare insieme. Tutta la città di Torino sarà coinvolta, con laboratori, seminari, workshop, spettacoli teatrali, proiezioni e momenti di festa.

Per generare una società che sia davvero civile, serve una doppia risocializzazione: dei problemi e delle risorse. La socializzazione dei problemi significa – come scrive Ota De Leonardis – interrogarsi: «La disabilità di un bambino è affare privato suo e della sua famiglia o è questione che riguarda tutti?”. Questa alternativa rinvia alle tematiche dei diritti e della cittadinanza». Il discorso sociale oggi tende a rispondere “è affare del bambino e della sua famiglia”. E molte persone stanno interiorizzando questo discorso: per cui si arrangiano, rinunciano a chiedere aiuto, si chiudono tra le mura di casa. Di chi è il problema? La nostra è un'associazione laica, ma il suo nome ricorda una frase biblica provocatoria: "sono forse io il custode di mio fratello?". Noi, al Gruppo Abele, pensiamo di sì.

Uscire dalla solitudine e dall’isolamento significa scoprire che anche altri condividono le medesime fatiche e tensioni. Fatiche e tensioni che possono dunque non dividere, ma creare solidarietà. Socializzare le risorse significa, nel concreto, attivare reti intorno ai problemi. Significa riconoscere che la privatizzazione dell’esistenza è un vicolo cieco e che senza sociale non si può gestire la disabilità, non si può gestire la vecchiaia, e neppure l’infanzia, se non con il sacrificio totale di un componente della famiglia. È tempo di rilanciare le buone ragioni del sociale. Di fare società, una società civile.




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