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NotizieCriminalità ambientale in Italia, una priorità reale

Nel 2018, spiega Legambiente nel suo rapporto annuale, diminuisce il numero dei reati ma aumenta il fatturato del settore ecomafie, fruttando 16.6 miliardi di euro. 2.5 in più rispetto all'anno precedente

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“Basta concentrarsi solo sulla presunta emergenza migranti: le vere minacce all’ambiente, alla salute e all’economia sana diventino priorità nell’agenda politica del Paese”, queste le parole con cui Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e presidente di Legambiente, condisce la pubblicazione dell’annuale report sui crimini ambientali italiani, tentando si spostare l’attenzione da una finta emergenza a una verissima e dilagante.
Nel 2018, spiega il Rapporto Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, cala il numero dei reati contro l’ambiente che passa dagli oltre 30mila del 2017 ai 28.137 (più di 3.2 ogni ora) del 2018. Diminuiscono in particolare incendi boschivi (-67% nel 2018) e furti di beni culturali (-6.3%). Diminuiscono anche le persone denunciate per crimini ambientali: 35.104 contro le oltre 39mila del 2017, così come quelle arrestate, e i sequestri effettuati: 10mila contro gli 11.027 del 2017. La Campania risulta la regione con il maggior numero di reati. Napoli, Roma e Bari le province con il più alto numero di illeciti.
Diminuiscono i reati ma aumentano gli introiti. La stima totale del business ecomafia per il 2018 ammonta a 16.6 miliardi di euro. 2.5 in più rispetto all’anno precedente. Segno che il settore sta consolidandosi.

Sul fronte dei singoli illeciti ambientali, nel 2018 sono aumentati sia quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti, che si avvicinano alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno), sia quelli del cemento selvaggio che nel 2018 registrano un’impennata toccando quota 6.578, con una crescita del +68%. Lievitano anche le illegalità nel settore agroalimentare, sono ben 44.795, quasi 123 al giorno, le infrazioni ai danni del Made in Italy e il fatturato illegale – solo considerando il valore dei prodotti sequestrati – tocca i 1.4 miliardi (con un aumento del 35.6%). In crescita anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7.291 reati – circa 20 al giorno – contro i 7mila del 2017.
Al di là del settore in cui si specializzano i criminali, il metodo più usato resta quello della corruzione. Strumento utile per aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti. Dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente e che hanno visto impegnate 36 procure. Sempre nel 2018 sono inoltre 23 le Amministrazioni comunali sciolte per mafia, mentre nei primi cinque mesi del 2019 sono state ben 8.
Le speranze per il futuro si legano alla tenuta della legge 68/2015 sugli ecoreati, che sin dall’entrata in vigore ha dato un solido contributo: più di mille contestazioni solo nello scorso anno e un trend in costante crescita (+129%).

Vogliamo, spiega Ciafani, “far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni a esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione”.

(toni castellano)

In questo articolo Ambiente, Mafie e corruzione

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