Settembre 2020: il momento della ripartenza
Settembre è un momento di ripartenza. Nei particolari mesi trascorsi, al Gruppo Abele abbiamo dovuto modificare i nostri servizi per rispettare i decreti emanati dal governo e preservare la salute e la sicurezza delle persone che incontriamo, dei volontari e degli operatori. Non ci siamo mai fermati e continuiamo a garantire sostegno alle persone più povere e emarginate, adesso più che mai.
A FIANCO DELLE FAMIGLIE E DEI BAMBINI
Abbiamo continuato a operare al fianco delle famiglie svantaggiate che hanno visto venire meno le loro già fragili certezze. Il diritto dell’eduzione dei bambini e l’accesso al cibo sono, in alcuni casi, divenuti questioni di privilegio. Abbiamo dato vita a uno sportello di sostegno psicologico per adolescenti e famiglie, a uno spazio virtuale di aiuto compiti, ad attività di laboratori online. Abbiamo creato il “carrello solidale”, una distribuzione di pacchi alimentari gratuita dedicata a oltre 40 famiglie in difficoltà economica.
SETTE COMUNITÀ CHE NON HANNO MAI SMESSO DI ESSERE CASA
Le nostre comunità sono rimaste aperte e rappresentano non solo un luogo sicuro durante la pandemia, ma anche una possibilità per un nuovo punto di partenza. Le nostre case accolgono vittime di tratta e sfruttamento; donne in gravidanza o con figli che vivono situazioni di violenza; padri con bambini che vivono contesti di emarginazione; migranti con gravi problematiche sanitarie; persone sieropositive o malate di Aids con problemi di tossicodipendenza; persone che hanno bisogno di interventi urgenti a causa di gravi dipendenze.
IL CORONAVIRUS NON FERMA LE DIPENDENZE
Lo sportello di accoglienza è stato attivo tutti i giorni e ha continuato a ricevere telefonate da persone con problemi di dipendenze, consumatori di sostanze e dai loro familiari.
Il Drop-in, la nostra porta aperta sulla strada per persone senza fissa dimora e con problemi legati alle dipendenze da sostanze, ha riaperto il 18 maggio.
CONTRO LA PANDEMIA IN COSTA D’AVORIO
La Communauté-Abel, in Costa D’Avorio, ha lavorato incessantemente nel pieno dell’emergenza. Sono stati distribuiti kit di generi alimentari, prodotti per l’igiene e latte in polvere per i più piccoli; nei nostri laboratori di sartoria è stato dato il via alla fabbricazione di mascherine e di gel igienizzante accessibili a tutti.
ACCANTO A CHI CONTINUA A ESSERE VITTIMA DI SFRUTTAMENTO
Se è vero che la presenza di persone costrette a prostituirsi in strada è sembrata, all’apparenza, essersi ridotta durante il periodo del lockdown, i casi di sfruttamento non sono scomparsi; le persone che ne sono vittima devono fare i conti con una nuova situazione, in cui la prostituzione si sposta all’interno dei palazzi o in luoghi più “protetti”: per noi operatori questo ha significato avere maggiori difficoltà nell’incontrare le persone che avrebbero voluto richiedere aiuto. Anche per loro, il numero verde per vittime di tratta attivo 24 ore su 24 e il servizio di accoglienza telefonico gestito da volontari e operatori non si sono mai interrotti.
PER LE VITTIME DI VIOLENZA LA CRISI NON È STATA SOLO SANITARIA
“In giorni come questi, in cui più del solito la casa dovrebbe essere un luogo che garantisce protezione, per le donne che vivono violenze domestiche non solo non è un luogo sicuro: è un paradosso doloroso.
Dove andare? A chi chiedere aiuto? Come fare? La risposta è qui, da dove oggi scrivo. In una comunità per donne che hanno subito violenza”. Ecco la testimonianza di Sara, vittima di violenze domestiche e accolta dalla nostra comunità mamma-bambino: rimanendo a casa durante l’isolamento avrebbe corso un rischio doppio…
In questa emergenza, tutt’altro che conclusa, i nostri operatori hanno proseguito e proseguono il loro impegno quotidiano nel supportare le madri e i loro bambini affinché, all’allontanamento da un contesto di violenza, si accompagnino percorsi di rinascita e ripartenza.