NotizieGioco d'azzardo in Piemonte: speranza di buonsenso

Le associazioni e gli enti che hanno a cuore la salute dei cittadini e le preoccupazioni per il loro impoverimento hanno dato un segnale alle istituzioni, sulla questione dell'abrogazione proposta dalla maggioranza della legge che regola il gioco d'azzardo in Piemonte. Libera Piemonte, Gruppo Abele, Avviso Pubblico, Acli, Arci, Cgil, Sermig, La Scialuppa, Focolarini, Pastorale diocesana, Legambiente, Federconsumatori, alcuni sindaci dei comuni piemontesi e molte altre sigle si sono fatte carico di ricordare i buoni risultati della Legge regionale 9/2016 sul gioco d'azzardo e di evidenziare i rischi di una controriforma sulla problematica

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Le associazioni e gli enti che hanno a cuore la salute dei cittadini e le preoccupazioni per il loro impoverimento hanno dato un segnale alle istituzioni sulla questione dell’abrogazione proposta dalla maggioranza della legge che regola il gioco d’azzardo in Piemonte.
Libera Piemonte, Gruppo Abele, Avviso Pubblico, Acli, Arci, Cgil, Sermig, La Scialuppa, Focolarini, Pastorale diocesana, Legambiente, Federconsumatori, alcuni sindaci dei comuni piemontesi e molte altre sigle si sono fatte carico di ricordare i buoni risultati della Legge regionale 9/2016 sul gioco d’azzardo e di evidenziare i rischi di una controriforma sulla problematica.

La Lega di Salvini, con a capo Claudio Leone, quello di “ho commesso una leggerezza” a proposito della sua richiesta del bonus partite Iva nonostante l’indennità di 8mila euro mensili che percepisce in quanto consigliere regionale, primo firmatario della proposta di legge, si era mossa come un rullo compressore per ripristinare il rilancio del gioco d’azzardo nella nostra regione. Fatto saltare ogni dibattito e approfondimento in sede di Commissioni, annullate le audizioni degli esperti che il presidente del Consiglio regionale Allasia si era impegnato a programmare, per superare lo sbarramento dei moltissimi emendamenti presentati dall’opposizione alla proposta Leone. Insomma, la Lega era intenzionata, seduta stante, a proporre, cambiata qualche virgola, un nuovo progetto di legge e farlo votare immediatamente. Una furbata che suonava come un ulteriore insulto alle regole della democrazia e del rispetto.

Di fronte ai problemi posti dalla pandemia, ancora gravemente presente, un Consiglio regionale che dopo settimane si incontrava, finalmente non più da remoto ma di persona, la cui prima deliberazione fosse stata quella di ripristinare le macchinette mangiasoldi in bar e tabaccherie, avrebbe dato il senso che vaccini e ristori, la salute e il sostegno al reddito, in piena emergenza sanitaria, non costituivano una priorità per la Regione Piemonte. La soluzione alla crisi sanitaria ed economica che veniva comunicata era: “Cittadini, abbiamo riaperto le sale da gioco, tentate la fortuna!”.

La legge 9/2016 mostra delle evidenze inequivocabili: la riduzione dell’offerta di occasioni da gioco con le slot (una ogni 3.000 cittadini nella nostra regione contro una ogni 900 in Italia) ha limitato il numero di giocatori di un quarto; nel triennio 2017-2019 il numero di persone che si sono ammalate di gioco d’azzardo patologico è calato del 20 per cento; il volume complessivo di spesa nel gioco, negli ultimi quattro anni in Piemonte, è diminuito di ben 2 miliardi. L’opinione pubblica ha gradito che il proprio bar non fosse trasformato in una piccola Las Vegas.
La limitazione posta al gioco di prossimità, l’aver ridotto la tentazione sotto casa, ha contenuto l’illusione di fare qualche soldo con l’azzardo. Ne hanno giovato soprattutto le persone più fragili ed esposte: pensionati, disoccupati, casalinghe, giovani che né lavorano né studiano.

Ora le opposizioni innescheranno una battaglia ostruzionistica che il centrodestra intende affrontare nella prossima settimana discutendo i 50mila emendamenti presentanti anche con sedute notturne, per arrivare entro maggio all’abrogazione della legge vigente.
La speranza è che davanti a questo sforzo la maggioranza, in un presente come quello di una pandemia mondiale con migliaia di vittime e un’economia al collasso, comprenda l’iniquità del lavoro che la impegnerebbe nel riattivare l’offerta di gioco d’azzardo in Piemonte e perda la compattezza mostrata finora.

La mobilitazione della società civile continua a mostrarsi indispensabile: per proteggere la fasce più deboli della popolazione, per tutelare i diritti di tutti, per tenere connessa l’etica e la politica, per “svegliare” le coscienze, per valorizzare l’onestà intellettuale di chi esercita, a vario titolo, una funzione pubblica.

(leopoldo grosso, presidente onorario Gruppo Abele)

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