IMG_8267

NotizieGiovani che sovvertono le regole di un mondo al maschile

La distanza siderale fra la politica e il paese reale sembra sempre più ampia, quasi incolmabile. Emerge tutte le volte che in Parlamento approdano i cosiddetti temi etici. Non è stata da meno la discussione attorno al disegno di legge Zan che ora, dopo i sei mesi di stop imposti dalla tagliola, può tornare in discussione al Senato. In un Paese come il nostro è assolutamente necessario dare un nome e un riconoscimento specifico a queste fattispecie di reato. Il Parlamento pare una televisione in bianco e nero, ma là fuori c'è un fiume arcobaleno che presto tracimerà gli argini e chiederà a gran voce di essere ascoltato

  • Condividi

La distanza siderale fra la politica e il paese reale sembra sempre più ampia, quasi incolmabile. Emerge, ad esempio, tutte le volte che in Parlamento approdano i cosiddetti temi etici. Non è stata da meno la discussione parlamentare attorno al disegno di legge Zan contro la violenza e le discriminazioni basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, affossato in Senato lo scorso 27 ottobre.

Abbiamo ancora davanti agli occhi l’esultanza, le sguaiate risate e i cori da stadio dopo che il ddl ha subito la tagliola grazie ai partiti di destra (e non solo). Senatori e senatrici in tripudio per aver appena affossato una legge che avrebbe punito più duramente la violenza con matrice omobilesbotransfobica, misogina e abilista. Una scena talmente surreale da essere stata ripresa dai quotidiani di mezzo mondo, dal Guardian a El Pais, che dimostrava placidamente l’abisso fra chi siede su quegli scranni e quello che succede là fuori.

Chiunque abbia a che fare con i e le giovani sa quanto, attorno alle tematiche legate al genere e all’identità sessuale, ci sia un livello ormai altissimo di coscienza e complessità. I canoni di quel processo per cui la società dà per scontato che tutte e tutti siano eterosessuali e cisgender vengono sempre più problematizzati e messi in discussione.

In un mondo dove il maschile mantiene l’apice del potere economico e politico e dove ruoli, vestiti, aspetto estetico e gusti devono rimanere perfettamente incolonnati in un binarismo maschile-femminile insormontabile, ecco che ragazzi e ragazze cercano di sovvertire queste regole con trucchi, smalti, linguaggi plurali e orientamenti fin dentro le proprie più intime identità.

Basterebbe farsi un giro su TikTok per scoprire una marea di giovani che raccontano senza remore la propria fluidità di genere, il proprio sentirsi non-binari e quindi non aderenti perfettamente né a un genere né all’altro; basterebbe conversare con loro per scoprire quanto spesso l’identità venga vissuta più come uno spettro di possibilità che come un punto immutabile nel tempo. Chiacchierando con un GenZ si sentirebbero nominare temi come l’aromanticismo e l’asessualità, la pansessualità, le non monogamie etiche, il poliamore, le identità queer. Comunità e tematiche che non solo non vengono considerate all’interno del ddl Zan, ma che neppure fanno parte del vocabolario di chi dovrebbe legiferare.

Questo non significa che il disegno di legge – che dopo i sei mesi di stop imposti dalla tagliola adesso potrà tornare in discussione al Senato – sia inutile. È di pochi giorni fa la notizia che per l’aggressione a sfondo omofobico avvenuta nella metro di Roma lo scorso 20 marzo il pm non abbia riconosciuto l’aggravante dei futili motivi. La presenza dell’aggravante dei futili motivi ha sempre giustificato il rifiuto di certi soloni a legiferare sull'aggravante per omobilesbotransfobia. Inutile ricordare che l'estrema discrezionalità e la fumosità di questi futili motivi metterebbe sullo stesso piano una violenza per motivi di identità di genere con una rissa in strada per aver fregato il parcheggio. Una beffa. In un Paese come il nostro è assolutamente necessario dare un nome e un riconoscimento ben specifico a queste fattispecie di reato, perché questo permetterebbe di far emergere quante violenze subiscono tutti i giorni le persone della comunità LGBTQIA+, spesso costrette al silenzio per paura di non essere credute e accolte dalle stesse forze dell’ordine.

Il punto è, però, un altro: mentre i governanti sono ancora intenti a decidere se sia giusto o meno riconoscere l’aggravante dell’omofobia o farneticano di inesistenti teorie gender nelle scuole, il mondo reale li ha superati, portando alla luce un variegato e coloratissimo arcobaleno di complessità. Istanze ed elaborazioni politiche tanto profonde che, allo stato attuale, stanno ben oltre le capacità riflessive di questo Parlamento, impantanato in piccole spartizioni di potere e variegate prese di posizioni inseguendo l’ultimo sondaggio.

Mentre il Parlamento pare una televisione in bianco e nero, là fuori c’è un fiume arcobaleno che presto tracimerà gli argini e chiederà a gran voce di essere ascoltato. È solo questione di tempo.

(christian azzara)

Cosa facciamoDa sempre accanto agli ultimi