NotizieIl Terzo Settore, cruciale ma condannato all'attesa

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Sono passati quasi 5 anni dalla legge delega 106/2016 che ha voluto dare un impianto di sintesi alla legislazione sul Terzo Settore, e quasi 4 dall’approvazione del Codice del Terzo Settore (Dlgs 117/2017). L’esteso mondo del non profit (oltre 350mila le organizzazioni nel nostro Paese) aveva salutato con favore la Riforma e il riconoscimento di una finalità pubblica dell’azione di un terzo soggetto collocato tra Stato e Mercato, anche in attuazione del principio di sussidiarietà contenuto nella nostra Costituzione. L’aspetto importante della Riforma è che ha introdotto una specifica forma di governance, basata sulla coprogrammazione e coprogettazione, che vede il Terzo Settore al fianco dello Stato nella gestione della cosa pubblica e nella rigenerazione delle comunità. Il 2021 doveva essere l’anno di svolta con l’avvio del Registro Unico degli Enti di Terzo Settore e l’emanazione dei provvedimenti attuativi in materia fiscale, per dare finalmente realizzazione a quanto inserito nel Codice.

L’emergenza pandemica del 2020 ha messo ancor più in evidenza il ruolo fondamentale di questo comparto nel sostegno alle comunità e alle persone in situazione di fragilità, ma anche quanto siamo ancora lontani dal considerare il mondo non profit una componente importante della governance del nostro Paese. In più occasioni in questi mesi ci sono stati scivoloni da parte di Governo e Parlamento: sui decreti ristoro in un primo momento gli enti non commerciali non sono stati compresi negli aiuti statali previsti; per rendere possibile l’apertura dei circoli equiparandoli a bar e ristoranti è stata necessaria una larga mobilitazione da parte del Forum e delle associazioni di promozione sociale; malgrado le proposte di emendamenti da parte di tutti i partiti della maggioranza non c’è stata l’estensione della garanzia dello Stato per l’accesso al Fondo PMI per gli enti non profit che non svolgono attività commerciale. Sono tutti elementi che ci fanno pensare che non è sufficiente elogiare l’impegno e il sacrificio dei volontari e il giorno dopo dimenticarsene. È questo il momento di passare dalle parole ai fatti. Certo non aiutano i cambi di governo e di interlocutori, ma per dare attuazione alla Riforma è necessario disegnare un fisco che tenga conto delle specificità degli enti di Terzo Settore e che ne riconosca la meritorietà e il perseguimento di interessi generali. Anche l’occasione del Next Generation Eu sarà il banco di prova per verificare se verrà effettivamente riconosciuto al Terzo Settore il ruolo strategico per lo sviluppo economico e la coesione sociale del Paese dichiarato dal legislatore.

Qualcuno ha detto che per gestire il dopo-Covid sarà necessario un Quarto Settore nato dalla convergenza degli altri tre, che metta in campo non solo competenze e valori ma anche creatività. Certo che dopo il Covid l’Italia dovrà ricostruire la propria identità sia dal punto di vista economico che sociale e avrà bisogno di un Terzo Settore capace di contribuire a creare coesione sociale sui territori. In questo anno così tragico abbiamo dimostrato di esserci e di non volerci sottrarre a questo compito. Continueremo ad abitare i territori con le nostre idee, proposte e azioni ma abbiamo bisogno adesso che l’iter della Riforma venga concluso e che ci siano al più presto gli strumenti attuativi. E il Recovery Fund potrà dare una grande mano. Il Terzo Settore c’è ed ha dimostrato di voler raccogliere la sfida di ricostruzione e di rigenerazione comunitaria. Ma la politica deve fare la sua parte. Non c’è più tempo.

(marco canta, portavoce Forum Terzo Settore del Piemonte)

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