NotizieLa cultura si difende tutti i giorni

Ormai le notizie rincorrono altre notizie. Le correzioni e l precisazioni si sovrappongono alle dichiarazioni e ai decreti. Chi tira per la giacchetta e chi si fa tirare. Il periodo è di quelli in cui le parole corrono forte e non sempre ci si sta dietro. Dire è più facile di capire. E intanto, tra fase uno e fase due e le promesse di fase tre, anche il 4 maggio si avvicina. Da qualche tempo hanno riaperto, ma con modalità diverse da territorio a territorio, le librerie e altre attività. In questi strani giorni di primavera, di colpo ci si è resi conto dell'importanza della cultura, di dare ascolto a scienziate e ricercatori – tanto bistrattati nella storia recente – e del valore strategico dei libri e della conoscenza. Questo risveglio collettivo ha ammantato migliaia di professioniste e professionisti della filiera del libro di un'aura poetica, salvifica: il libro è diventato, nel discorso pubblico, farmaco dello spirito, i librai professionisti dell'anima

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Ormai le notizie rincorrono altre notizie. Le correzioni e le precisazioni si sovrappongono alle dichiarazioni e ai decreti. Chi tira per la giacchetta e chi si fa tirare. Il periodo è di quelli in cui le parole corrono forte e non sempre ci si sta dietro. Dire è più facile di capire. E intanto, tra fase uno e fase due e le promesse di fase tre, anche il 4 maggio si avvicina. Da qualche tempo hanno riaperto, ma con modalità diverse da territorio a territorio, le librerie e altre attività. In questi strani giorni di primavera, di colpo ci si è resi conto dell’importanza della cultura, di dare ascolto a scienziate e ricercatori – tanto bistrattati nella storia recente – e del valore strategico dei libri e della conoscenza. Questo risveglio collettivo ha ammantato migliaia di professioniste e professionisti della filiera del libro di un’aura poetica, salvifica: il libro è diventato, nel discorso pubblico, farmaco dello spirito, i librai professionisti dell’anima.
Ma se le librerie riaprono, la domanda da farsi è: per chi? Guardiamo i dati dell’Associazione Italiana Editori: nel 2019 i lettori italiani fra i 15 e i 75 anni si sono attestati attorno al 62%; il che significa che 4 italiani su 10 non hanno mai aperto un libro in tutto l’anno. E anche i lettori, comunque, si dimostrano essere perlopiù lettori occasionali: oltre la metà ha letto fra uno e tre libri in un anno.

L’atto di aver riaperto le librerie è stato, forse, più simbolico che altro: qual è il senso di riaprire le librerie quando contestualmente si rinnova l’invito a rimanere a casa? La libreria è un luogo altro rispetto al supermercato: scegliere un libro, probabilmente, richiede una concentrazione maggiore e il tempo e la voglia di perdersi fra le pagine, fra le copertine, fra le parole; richiede, magari, il consiglio della libraia di fiducia, che ti conosce, che sa indirizzarti. Non è certo comparabile con l’acquisto dei cavolfiori, in effetti.
E che dire, poi, di tutte le altre attività culturali? Forse che i cinema, i negozi di musica e di arte non siano meritevoli di riapertura? Non sono forse, anch’essi, cibo per l’anima? E le biblioteche? E i musei?

La cultura non si ferma” è uno slogan che abbiamo sentito e letto qui e là ovunque. Ma forse è bene ricordare che supportare la cultura non significa riaprire le librerie durante una pandemia – mettendo a rischio i professionisti coinvolti e spingendo a riaprire luoghi che, ahinoi, rimarranno per la maggior parte vuoti. Non quando si tagliano i fondi destinati all’APP18, il buono che i neo-diciottenni possono spendere per acquistare libri e prodotti culturali (nel 2019 lo stanziamento si è ridotto di 50 milioni rispetto al 2018). Non quando, invece di riorganizzare una tassazione più equa per i grandi distributori digitali come Amazon e IBS, si mette un limite per tutti all’applicazione degli sconti sui libri. Non quando le scuole non hanno fondi, se non minimi, per l’acquisto di libri per le proprie biblioteche e per i propri studenti.

La cultura si difende tutti i giorni, con un impegno serio e strategico da parte dei decisori politici. I libri non sono un simbolo: sono uno strumento. Imparare a usarlo è compito di tutte e tutti noi. Metterci nelle condizioni di poterlo fare è compito di chi governa. Perché chi legge bene pensa meglio, e di un pensiero migliore ne abbiamo disperatamente bisogno.

(christian azzara, ufficio stampa edizioni gruppo abele)

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