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NotizieLa sanità pubblica va festeggiata e promossa

Nerina Dirindin, docente all'Università di Torino, ci racconta la prima edizione del Festival della Sanità Pubblica. E ci spiega come mai il Sistema Sanitario va oggi difeso e rafforzato, in quanto presidio a tutela del diritto di tutti alla salute

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Certe politiche del passato hanno provato a farle la festa. Ma oggi la sanità pubblica si merita un festeggiamento sincero, per gli enormi sforzi e risultati dimostrati durante la pandemia. Ecco il senso dell'appuntamento promosso da Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri, il 4 settembre prossimo presso il cortile del Valentino a Torino. Nerina Dirindin, docente di Economia e Organizzazione dei Sistemi di Welfare all’Università di Torino, fra i relatori degli incontri in programma, ci racconta questa prima edizione del Festival della Sanità Pubblica.

Quello della Sanità Pubblica può sembrare un tema per addetti ai lavori. Come mai volete portarlo direttamente all’attenzione dei cittadini, in un contesto informale e aperto?
"Anaao ha scelto di organizzare un Festival, e non un convegno, proprio per avvicinare le persone comuni all’argomento in maniera festosa, senza le ansie e le paure che inevitabilmente associamo al discorso sulla salute dopo gli ultimi, interminabili mesi di pandemia. Per questo accanto ai momenti di discussione ci sarà spazio per la musica e il divertimento.
Si vuole trasmettere il messaggio che il sistema sanitario pubblico è un bene prezioso, ma anche che non possiamo darlo per scontato, soprattutto se pensiamo al futuro delle nuove generazioni. È importante prendere coscienza che la sanità pubblica va difesa e promossa, tutti e per tutti".

Assistiamo proprio in questi giorni a un’escalation di proteste contro il Green Pass. Ma forme di diffidenza e sfiducia verso le scelte in materia di salute pubblica si sono manifestate fin dalle prime fasi della pandemia. Che cosa non ha funzionato nella comunicazione istituzionale? Perché c’è così tanta confusione e paura nei cittadini?
"A causa del Covid abbiamo vissuto una fase molto delicata, faticosa e del tutto inedita, per cui non ha senso abbandonarsi a facili critiche verso chi oggi esprime dei timori. Al di là delle manifestazioni violente del dissenso, che vanno condannate e sono spesso strumento della peggiore propaganda politica, c’è un bacino di ansia e preoccupazione al quale bisogna prestare ascolto.
L’indebolirsi della fiducia nella scienza medica era una tendenza già in atto prima della pandemia, e una fonte autorevole come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sempre raccomandato agli Stati di rispondere all’esitazione dei cittadini, ad esempio di fronte ai vaccini, con un’informazione più accurata e trasparente. Forse è questo che in alcuni momenti è mancato: la capacità di informare in modo chiaro, di rassicurare attraverso dati e spiegazioni accessibili anche ai non esperti. Certe titubanze vanno accolte, non ridicolizzate. E la richiesta di notizie più approfondite, quando di mezzo c’è la propria salute, è sempre lecita.
Personalmente ho apprezzato la decisione del Governo di non ricorrere, per il momento, all’obbligo vaccinale rispetto al Covid. L’obbligo infatti rischia di radicalizzare l’opposizione, mentre noi abbiamo bisogno di convincere sempre più persone a vaccinarsi. Teniamo anche presente che l’Italia rimane fra i Paesi virtuosi, in questo campo: altrove, ad esempio in Francia, troviamo resistenze molto più accentuate".

L’emergenza Covid ha sottratto tempo e risorse a molte prestazioni sanitarie non urgenti. Oggi chi se lo può permettere si rivolge al privato per visite, esami e interventi. Ma molti restano esclusi. Come fare in modo che il diritto alla salute sia davvero di tutti?
"Difficile rispondere in modo sintetico. Diciamo che per fortuna la pandemia ha reso evidente ciò che negli ultimi anni si era teso a negare. E cioè che di fronte alle grandi sfide soltanto un comparto pubblico efficiente è in grado di dare risposte adeguate ai cittadini. Questo ha messo a tacere, almeno temporaneamente, i detrattori del servizio sanitario pubblico, fautori di politiche tese al suo indebolimento a vantaggio del settore privato.
Oggi il pubblico va rafforzato. E l’unico modo per farlo è restituirgli risorse, molte risorse. Le principali sono quelle umane. Il Covid l’ha dimostrato: servono più medici, più infermieri, più tecnici. Personale assunto a tempo indeterminato, perché solo così si aiuta la formazione e la qualità del servizio. Serve una riorganizzazione intelligente. Le inefficienze, gli sprechi che a lungo si sono additati esistono ancora, ma per la maggior parte sono stati affrontati con successo. Adesso bisogna investire, senza alibi, in quello che va riconosciuto come un patrimonio comune e prezioso.
Nel frattempo tanti servizi, è vero, sono rimasti indietro. E, dato che la situazione non è destinata a migliorare in tempi rapidi, sarà necessario riprogettare molte cose in un’ottica anche di convivenza coi problemi epidemiologici.
Speriamo che l’appuntamento del 4 settembre serva a creare consapevolezza intorno a tutto questo!".

All'evento di Anaao sarà presente uno stand di Binaria - Centro Commensale con una selezioni di libri sull'argomento.

(cecilia moltoni)

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