NotizieMa attenzione a dire che la scuola digitale è per tutti

Da alcune settimane a questa parte le nostre vite, la nostra libertà, le nostre abitudini hanno subìto grandi cambiamenti. Ciò è successo in un tempo straordinariamente rapido, e le restrizioni hanno rallentato, e forse talvolta immobilizzato, anche le reti sociali e di contatto umano in cui ognuno di noi è immerso. Tuttavia, l'utilizzo di mezzi tecnologici, entrati in modo massiccio e irruento nel nostro quotidiano, ci ha permesso di continuare a portare avanti impegni lavorativi e mantenere contatti familiari, amicali ed amorosi.Tale condizione, però, ha posto noi operatori sociali di fronte alla necessità di riflettere e interrogarci  circa la profondità e l'efficacia che i vari device possono garantire sul piano educativo

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Da alcune settimane a questa parte le nostre vite, la nostra libertà, le nostre abitudini hanno subìto grandi cambiamenti. Ciò è successo in un tempo straordinariamente rapido, e le restrizioni hanno rallentato, e forse talvolta immobilizzato, anche le reti sociali e di contatto umano in cui ognuno di noi è immerso. Tuttavia, l’utilizzo di mezzi tecnologici, entrati in modo massiccio e irruento nel nostro quotidiano, ci ha permesso di continuare a portare avanti impegni lavorativi e mantenere contatti familiari, amicali ed amorosi.

Tale condizione, però, ha posto noi operatori sociali di fronte alla necessità di riflettere e interrogarci circa la profondità e l’efficacia che i vari device possono garantire sul piano educativo.

Come Educativa di strada e Settore scuola del Gruppo Abele entriamo in contatto con tanti giovani italiani e stranieri che risiedono nelle aree periferiche della città di Torino, e anche in questo periodo in cui le direttive politiche e la situazione sanitaria non ci permettono di incontrarli personalmente, abbiamo provato a raccogliere testimonianze di ragazzi, docenti e famiglie circa la nuova esperienza scolastica che stanno vivendo e la loro quotidianità tra le mura di casa. Non dimentichiamo, infatti, che i ragazzi che incontriamo sono abituati a trascorrere gran parte del loro tempo libero in spazi pubblici, giardini, piazze, luoghi cioè dall’alta densità umana, in cui si ritrovano non solo per socializzare con i coetanei e praticare sport, ma anche per prendere una boccata d'aria dalle difficoltà familiari, economiche e relazionali che vivono in casa.

Il quadro emerso dai loro racconti è quello di giovani le cui dotazioni tecnologiche sono molto scarse, aspetto che nel periodo storico che stiamo vivendo va a evidenziare un ulteriore svantaggio rispetto ai propri coetanei, che non riguarda solo il piano economico, ma una povertà educativa a più ampio raggio.

Accanto ai limiti dovuti alla presenza di un solo computer o dispositivo all’interno del nucleo familiare (da dover condividere, magari, con fratelli e sorelle), alla scarsa dimestichezza con piattaforme che rappresentano attualmente l’unico spazio per poter fare didattica, o ancora alla totale assenza di connessione internet, vi sono genitori che raramente riescono a supportare i propri figli nello svolgimento dei compiti. Livello d’istruzione medio-basso, scarsa conoscenza degli strumenti tecnologici e forti preoccupazioni economiche sono solo alcuni dei fattori presenti in famiglie che faticano nel sostenere i percorsi di crescita dei propri figli già in situazioni di normalità e il cui impatto sul percorso educativo diventa sempre più evidente nella straordinarietà di questi ultimi tempi.

La scuola dei banchi di legno e dei professori in carne e ossa favorisce in maniera più stringente, o quanto meno cerca di ancorare, l'impegno e la motivazione di studenti con forti difficoltà e scarsi risultati scolastici, facendo perno sulla presenza fissa obbligatoria. Oggi, con la didattica online, ciò è molto più difficile viste le maggiori possibilità di sviare i "doveri": assistiamo ogni giorno, all’interno delle classi virtuali in cui siamo inseriti, a stimoli lanciati dagli insegnanti che non ottengono alcun tipo di risposta, alla mancata partecipazione di alcuni studenti alle videolezioni o ancora al mancato caricamento dei compiti assegnati.

Pensiamo, inoltre, alla difficoltà che ragazzi e ragazze motivati a partecipare alla didattica anche in questa sua forma, possono riscontrare nel ricavarsi spazi fisici e mentali per concentrarsi tra le quattro mura di casa, che ospitano spesso non solo genitori, fratelli e sorelle, ma anche nonni, cognati, nipoti.

Momenti delicati come quello che stiamo vivendo mettono quindi in evidenza come il supporto tecnologico, laddove presente, costituisca sicuramente uno strumento di comunicazione e di relazione in grado di rispondere ai bisogni urgenti di contatto e formazione, ma risulti solo parzialmente funzionale all'accompagnamento dei percorsi di crescita dei giovani che incontriamo. Nella relazione educativa, infatti, c’è una dimensione calda, viva, fatta di abbracci, sguardi e vicinanza fisica che sfugge alla tecnologia e, spesso, anche al contesto familiare; non di rado, infatti, è proprio questa dimensione a mancare nelle case dei ragazzi e delle ragazze di cui incrociamo i cammini.

Ci auguriamo, perciò, che ci si possa incontrare nuovamente il prima possibile in piazze, parchi, scuole: a debita distanza, ma guardandosi negli occhi.

(L’Educativa di Strada e il Settore scuola del Gruppo Abele)

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