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NotizieMigranti, oltre l'emergenza

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2017 i migranti giunti in Italia via mare sono stati 83.360 con un aumento di oltre il 18% rispetto allo scorso anno. Questi i numeri forniti dal Viminale durante una settimana decisiva per la gestione della cosiddetta emergenza migranti. Un'emergenza che ricorda tanto quella delle carceri: tutti sanno che le carceri sono piene, così come tutti sanno che nel periodo estivo aumentano gli sbarchi. Ma nessuno fa niente e intanto viene proclamata l'emergenza. Non fa abbastanza l'Italia ma, di sicuro, fa ancora meno l'Europa

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Dal 1° gennaio al 30 giugno 2017 i migranti giunti in Italia via mare sono stati 83.360 con un aumento di oltre il 18% rispetto allo scorso anno. Questi i numeri forniti dal Viminale durante una settimana decisiva per la gestione della cosiddetta emergenza migranti. Un’emergenza che ricorda tanto quella delle carceri: tutti sanno che le carceri sono piene, così come tutti sanno che nel periodo estivo aumentano gli sbarchi. Ma la procedura, seppur nota, prevede sempre la proclamazione di emergenza. Con piccole variazioni annuali: non fa abbastanza l’Italia ma, di sicuro, fa ancora meno l’Europa.
Finora le pressioni delle istituzioni italiane sugli altri Paesi europei per ottenere un aiuto nella gestione dei flussi non hanno avuto successo, tanto che il nostro Paese ha minacciato di bloccare i porti alle navi straniere che sbarcano i migranti salvati nel Mediterraneo. Secondo il Forum del Terzo Settore, di cui fa parte anche il Gruppo Abele, “la chiusura dei porti sarebbe una misura inaccettabile, che contraddice i più elementari obblighi di assistenza e solidarietà”. Tutte le navi impegnate in operazioni di soccorso, infatti, trasportano i migranti in Italia non solo per ragioni di praticità ma anche di diritto marittimo. Ma è chiaro, il nostro Paese non può gestire da solo il sistema di accoglienza.
L’Unione europea si è detta al lavoro su “misure concrete” dopo l’incontro avvenuto domenica a Parigi tra i ministri degli Interni di Italia, Francia e Germania. La bozza di accordo tra i tre Paesi prevede di far sbarcare i migranti in porti di altre nazioni Ue, finanziamenti alla Libia per il controllo delle frontiere e una limitazione del ruolo svolto dalle Organizzazioni non governative.
Ong che risultano già fortemente penalizzate a seguito dell’inchiesta della procura di Catania: oltre al riscontrato calo delle donazioni, si teme che anche gli introiti derivanti dal 5 per mille possano scendere significativamente. Gli attacchi più pesanti, d’altronde, sono arrivati a maggio, proprio quando i cittadini compilavano la dichiarazione dei redditi. Sebbene l’inchiesta del procuratore Carmelo Zuccaro al momento non abbia alcun riscontro concreto e non sia supportata da alcuna prova incontrovertibile, dubbi e sospetti non smettono di serpeggiare sull’operato delle Ong e sui loro presunti rapporti con i trafficanti di esseri umani. In questi giorni le associazioni umanitarie sono finite anche nel mirino della Marina di Tripoli, che le accusa di commettere "aperte violazioni alla sovranità marittima libica” e di “incoraggiare i migranti illegali”.
Il ridimensionamento del ruolo svolto da queste organizzazioni risulta però impraticabile dal momento che le risorse messe finora in campo dall’Unione europea si sono rivelate insufficienti. La prossima tappa è il vertice europeo di Tallin, in Estonia, di giovedì e venerdì. L’Europa farà la sua parte? L’auspicio non può che essere quello lanciato dal Forum Terzo Settore: “crediamo che Paesi come l’Italia, che si trovano ad affrontare il carico maggiore del soccorso in mare, non possano essere lasciati soli nella gestione delle fasi di ospitalità di medio e lungo periodo. I governi europei devono assumere scelte coerenti, adottando decisioni credibili per la realizzazione in tempi rapidi di un piano di ricollocazione di rifugiati e migranti dei Paesi dell’Unione”.

(valentina casciaroli)

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