NotizieQuanto potere diamo alle persone?

Suggeriamo un filo rosso attraverso cui leggere questo numero: il potere delle persone con le quali e per le quali lavoriamo. I cosiddetti utenti, destinatari, clienti, pazienti… Donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini che accedono ai nostri Servizi, o nelle cui case entriamo, o con i quali la relazione si costruisce nei luoghi informali: la piazza, la strada, il giardino. E che nell'incontro con noi operatori sociali ‒ professionisti dell'aiuto, della cura, dell'educare ‒ dovrebbero poter trarre proprio maggior potere sulla propria vita, ossia capacità, autonomia, soggettività, senso di sé

  • Condividi

Suggeriamo un filo rosso attraverso cui leggere questo numero: il potere delle persone con le quali e per le quali lavoriamo. I cosiddetti utenti, destinatari, clienti, pazienti… Donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e bambini che accedono ai nostri Servizi, o nelle cui case entriamo, o con i quali la relazione si costruisce nei luoghi informali: la piazza, la strada, il giardino. E che nell’incontro con noi operatori sociali ‒ professionisti dell’aiuto, della cura, dell’educare ‒ dovrebbero poter trarre proprio maggior potere sulla propria vita, ossia capacità, autonomia, soggettività, senso di sé.

E allora chiediamoci: quanto potere promuoviamo nell’altro/a con il nostro agire professionale? Quanto protagonismo attiviamo ‒ che significa anche quanto antagonismo dell’altro/a siamo capaci di tollerare? Le nostre progettualità sanno muovere dall’ascolto della sua parola? Sappiamo cedere potere per dare potere, confliggere per ampliare le possibilità di azione e non per imporre il nostro punto di vista? Domande cruciali. La relazione di cura, educativa, di aiuto, è sempre una relazione di potere, dice Roberto Beneduce: può disfare destini o promuovere soggettività. Piero Cipriano individua nella "riluttanza" l’atteggiamento di chi vuole sottrarsi alle tentazioni di sottomissione dell’altro, diffuse in psichiatria ma non solo. Luigino Bruni avvisa: negli interventi sulla povertà partiamo dal pensiero dei poveri, l’idea che i poveri siano soggetti incapaci di pensare è un’idea borghese e sbagliata. Nicola Basile invita nel lavoro con i giovani a "cambiare postura", mettendo al lavoro le loro energie in pratiche collaborative e partecipative. Il testo di Roger Mucchielli è una bussola per animatori/conduttori di gruppi democratici.

La sezione finale esplora il lavoro da fare per l’autonomia dei neomaggiorenni in uscita da percorsi di tutela. Ancora una volta, il tema del potere.

(la redazione di animazione sociale)

Cosa facciamoDa sempre accanto agli ultimi