NotizieRitorno al futuro?

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È difficile prendere sul serio il dibattito che in questi giorni è stato innescato dal prossimo World Congress of Families di Verona. Le tesi che vengono sostenute sono talmente datate che sembra impossibile possano ancora trovare un seguito. Mi dico.
Poi però torno a riflettere e ricordo che a volte chi, come me, si occupa da tanto tempo di un tema, come la famiglia, dà per scontate posizioni che per i più non lo sono. Questo è un aspetto da non sottovalutare.

Certo che, ripensando a quando il Gruppo Abele ha realizzato una grossa iniziativa a livello nazionale sulle Politiche per le famiglie nel 1995 - in occasione dell’Anno Internazionale della Famiglia e con la consulenza della professoressa Chiara Saraceno - dal titolo Sotto lo stesso tetto, tutti i temi su cui il Congresso di Verona propone di fare dei passi indietro erano, già allora, chiarissimi.

In primo luogo la presenza di una forte idealizzazione che tendeva, e tende ancora oggi, a privilegiare un modello unico, a discapito di tutti gli altri: la famiglia basata sul matrimonio di un uomo e una donna, con dei figli.
Questa idealizzazione dimentica come le famiglie non siano una realtà statica, ma in costante cambiamento. Il calo delle nascite, ad esempio, pur con proporzioni diverse da oggi, cominciò, in alcune regioni italiane, già negli anni '30, e si diffuse in tutte le altre negli anni '60, finendo nel dibattito scientifico negli anni '70.
Inoltre questa visione dà per scontato che la famiglia sia fondata su rapporti d’amore, ma questo soltanto da un secolo. Prima - e in alcune aree del pianeta ancora oggi - la famiglia veniva costituita per convenienza, per affermare il proprio ruolo sociale: dell’amore non vi era alcuna considerazione.
Il "fare famiglia", infatti, è una struttura fondamentale della vita quotidiana. Fondamentale a livello effettivo/relazionale, economico, demografico, di cura che assume nella realtà una pluralità di forme. Anzi una stessa famiglia vive, nel suo tempo, tante fasi che ne cambiano via via le dinamiche e che la fanno, di volta in volta, diversa. Non esiste un unico modello di famiglia “giusto per natura”. La famiglia è un’istituzione storica e sociale che cambia regole e valori nel tempo. Non a caso al nostro progetto rivolto alle famiglie abbiamo dato il nome di Genitori&Figli, per accogliere tutti quei legami, biologici, elettivi, di adozione che tengono insieme le generazioni e che sono generativi di futuro; per costruire uno spazio che non giudica, ma include; per ospitare figure genitoriali biologiche o no, ma che hanno a cuore i propri figli.

L’altra questione riguarda le politiche e gli interventi per le famiglie. Come e quanto tengono conto delle famiglie reali e non dei modelli astratti che stanno nella mente di politici e operatori. Nel 1995 era chiaro che in Italia non erano mai decollate delle vere politiche familiari in grado di rispondere ai bisogni delle famiglie, come nemmeno di costruire benessere e sostenibilità economica nel tempo.
Le famiglie di oggi, fondate sull’amore e non sulle norme o sulla convenienza, sono una realtà molto fragile, che ha bisogno di essere accompagnata, facilitata, sostenuta anche dal punto di vista economico. Ma dopo quasi 25 anni non siamo andati avanti, anzi! E mentre allora c’erano istituzioni locali e nazionali coinvolte nel dibattito, e si discuteva di risorse da impiegare e di progetti da realizzare, ora le istituzioni (sia locali che nazionali) danno per scontato che non ci sono risorse e le politiche per le famiglie non sono in agenda. Insomma, siamo ancora imbrigliati in uno sterile dibattito puramente ideologico su cosa sia giusto o sbagliato intendere come famiglia. Senza chiarire se questo dibattito sia calato nel futuro o nel passato. Probabilmente siamo dentro una macchina del tempo impazzita.

(lucia bianco, responsabile Progetto Genitori&Figli del Gruppo Abele)

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