NotizieUn esercito di penne contro le mafie

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Qualche anno fa, esattamente correva il 2011, lo scrittore e poeta Gian Luca Favetto pubblicò (per Laterza) un libro intitolato Se dico radici dico storie. In buona sostanza, a partire da un ragionamento intimo, Favetto puntava a sostenere il grande assioma secondo cui si è (le radici) ciò che si può dire di essere (le storie).
Un rigurgito di verità. In una coincidenza assoluta tra vita e narrazione, Favetto dava genesi a un mondo in cui non c'erano frontiere a marcare la distanza tra respiro e parola o tra fisiologia e libertà, tra bisogno e sogno. "Le vite sono fatte di storie più che di atomi. Uno coltiva il suo giardino di cose memorie pensieri dubbi curiosità e se lo porta dietro, dietro e dentro. Lo porta in viaggio con sé. È il suo zaino, la sua valigia. Lì custodisce le proprie radici. Ogni tanto le bagna. Ogni tanto le fa respirare. Fa loro vedere il mondo. Le adopera come polpastrelli. È con le radici che incontri il mondo, con ciò che le radici producono", scrisse Favetto.
La parola, il racconto, la narrazione. Strumenti d'inventiva dunque prima ancora che d'invenzione. Stati d'essere. Apostrofi dopo l'articolo. Necessari. Obbligatori. Preponderanti. Come Gabriel Garcia Marquez, secondo cui una vita va vissuta per il gusto di poterla raccontare. Vivere e dire di vivere, dunque, non sono mondi contrapposti.
E allora: perché non provare ad applicare questo teorema alle mafie? C'è chi lo fa da tempo. Prendete Gian Carlo Fusco: il suo Duri a Marsiglia è una fotografia della geografia dei milieux della città francese. O Massimo Carlotto, maestro indiscusso dell'hard boiled nostrano: uno di quelli che l'evoluzione delle mafie non l'ha semplicemente raccontata. No, l'ha spesso preceduta.
Ci siamo chiesti: la letteratura può raccontare la criminalità organizzata? Può arrivare dove arriva il giornalismo? Uno scrittore, un romanziere, un narratore può fornire un'immagine credibile e futuribile delle organizzazioni malavitose? Ce lo siamo chiesto e la risposta ce l'hanno data in quindici. Quindici scrittori si sono prestati a raccontarci, ognuno secondo il loro stile, ognuno fedele alla linea del proprio genere letterario (qualcuno scherzando qualcuno facendo sul serio, qualcuno sporcando), ognuno profondamente contaminato dal proprio contesto geografico (alle proprie radici), la propria immagine della mafia.
E così abbiamo messo insieme un esercito di penne caricato a ironia, cattiveria, disillusione, teatralità, riflessione, colore, amarezza, dialetto, poesia. Un esercito che poggia su questi nomi, che è giusto citare tutti: Stefano Amato, Sara Bilotti, Gianluca Costantini, Domenico Dara, Ilaria Ferramosca, Lello Gurrado, Giorgia Lepore, Leonardo Losavio, Carlo Mazza, Flavia Piccinni, Luca Poldelmengo, Piergiorgio Pulixi, Patrizia Rinaldi, Tersite Rossi, Pasquale Ruju. E che rinforza grazie alla collaborazione, grafica, di Chiara Abastanotti, Maria Accordino, Lelio Bonaccorso, Paolo Castaldi, Gian Marco De Francisco, Paola Franco, Thomas Guiducci, Susanna Mariani, Umberto Romaniello dei ragazzi di Grafite, scuola pugliese di Grafica e Fumetto.
Ci siamo domandati più volte, nei tempi lunghi occorsi per la chiusura di questo numero, se, così facendo, Narcomafie non abbia (anche solo un po') smesso di fare Narcomafie. Poi, le paure si sono diradate presto. Come una nebbia troppo debole per resistere al sole che nasce. Questo ultimo numero del 2016, ben lungi dal tradirla, ha invece rimarcato il senso di una Storia intera. Che è lunga, collettiva, tenace e che viene da lontano (dai 50 anni di Gruppo Abele, e gli oltre 20 di Libera). Non abbiamo fatto altro che raccogliere questa eredità, tanto preziosa quanto pesante. Senza nessun diritto a stravolgerla. Senza nessun tentativo di capovolgerla. Piuttosto, per provare ad attualizzarla. E così, abbiamo parlato linguaggi solitamente inesplorati, per cercare di arrivare laddove, spesso, non siamo mai arrivati, a quei gangli sociali, specie i più giovani, spesso tenuti ai margini del pur ineludibile discorso sull'antimafia.
Oggi più che mai in passato, crediamo urga non tacere. La parola è antenata della lotta. E quella contro ogni tipo di criminalità organizzata è una delle emergenze del nostro oggi. E va combattuta anche così.

(piero ferrante, redattore rivista Narcomafie)

Il numero 6 della rivista Narcomafie sarà disponibile a partire dal 12 dicembre prossimo sia in formato cartaceo sia in pdf sul sito www.narcomafie.it. Il 17 dicembre sarà presentata, in anteprima nazionale, a Binaria book, a margine dell'evento Viaggio nel mondo delle 'ndrine. Dialogo tra mondi letterari e mondi reali, cui prenderanno parte la giornalista de La Repubblica Alessia Candito, lo scrittore Piergiorgio Pulixi e la referente di Libera Piemonte Maria José Fava. Sulla pagina facebook di Narcomafie, contenuti speciali, promozioni e tutte le informazioni, oltre che i punti vendita speciali dove potrete trovare la rivista. Per prenotare il numero: redazione@narcomafie.it e/o abbonamenti@gruppoabele.org

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