NotizieCarceri, la lezione del Covid

Sforzo coordinato, intelligenza decisionale e investimenti, anche esigui: è la ricetta di Bruno Mellano, Garante dei detenuti del Piemonte, per superare i gravi problemi che affliggono le carceri della regione, al centro del Dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi appena presentato. Problemi che, come dimostrato dell'emergenza Covid, possono essere affrontati e risolti

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Colpisce l’approccio positivo e propositivo che Bruno Mellano, Garante dei detenuti del Piemonte, ha voluto dare alla presentazione del quinto Dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi. Le criticità infatti ci sono, e non sono poche né leggere. Ma l’emergenza Covid ha dimostrato che sono superabili attraverso uno sforzo coordinato, intelligenza decisionale e investimenti talvolta esigui.

Con 4.164 detenuti al 28 dicembre 2020, il tasso di affollamento medio degli istituti di pena in Piemonte è di circa il 110 per cento. E questo è il primo e più importante problema. La necessità di creare spazi per isolamenti e quarantene ha obbligato le istituzioni carcerarie a liberare e riadattare locali dismessi, in certi casi avviando procedure previste da tempo ma in stallo burocratico. L’auspicio è che, sull’onda degli interventi emergenziali, se ne sblocchino molti altri già programmati e che i fondi Recovery non dimentichino investimenti ormai improrogabili in questo senso.

L’importanza di ampliare e ammodernare le strutture detentive va intesa, ha sottolineato Mellano, come strumento per garantire in futuro maggiori spazi alle attività che perseguono lo scopo educativo della pena: scuola, lavoro, formazione, incontri coi familiari. Tutte attività che si sono tragicamente interrotte durante l’emergenza sanitaria.
Non si deve invece cadere nell’equivoco che servano più posti per ospitare più detenuti. La risposta alla pandemia ha dimostrato che una buona percentuale delle persone recluse può avere accesso alle misure alternative, come previsto dai decreti degli ultimi mesi mirati a decongestionare il sistema. Sarebbe un’occasione sprecata, secondo i Garanti, revocare adesso queste misure e rinunciare a pensare il carcere, per il futuro, sempre più come extrema ratio.

Sul piano della gestione del contagio da Covid, il tema caldo è ora quello del vaccino. I Garanti si sono fatti promotori di un appello per garantire una corsia preferenziale all’immunizzazione dei detenuti e degli operatori penitenziari, visto l’ambiente chiuso e particolarmente a rischio in cui vivono. E la senatrice Liliana Segre, insieme ai senatori De Petris e Marilotti, ha presentato un’interrogazione in tal senso al Governo. Ma per ora le parole del sottosegretario alla Giustizia Giorgis sembrano escludere questa strada: nel contesto carcerario, ha spiegato, si seguiranno i medesimi criteri individuati a livello generale, tenendo conto di fragilità specifiche e dato anagrafico.
Stefano Anastasia, portavoce nazionale della Conferenza dei Garanti italiani, ha chiuso la presentazione del Dossier con tre risposte secche alla domanda: cosa ci ha insegnato il Covid? La prima: per evitare che diventi ingestibile in caso di crisi, il sovraffollamento carcerario va combattuto con decisione nell’ordinarietà, attraverso interventi strutturali e con il ricorso sempre più ampio e ragionato alle misure alternative. La seconda: il sistema di comunicazione è molto arretrato, ancora fondato su carta e analogico. Investire sulla digitalizzazione è fondamentale per non privare mai più in futuro i detenuti delle opportunità formative e anche relazionali rese possibili dalle nuove tecnologie. La terza: anche dentro al carcere deve esistere un modello di integrazione socio-sanitaria.

Facendo tesoro dell’esperienza tragica ma in qualche modo istruttiva della pandemia, bisogna insomma riportare alla piena legalità gli istituti penitenziari, perché è assurdo che proprio le strutture demandate ad accogliere chi ha violato la legge, violino a propria volta le norme che ne regolano capienza e funzionalità, e tradiscano il mandato costituzionale sullo scopo riabilitativo della pena. Un primo dato di speranza viene dalla normativa che consentirebbe finalmente di superare la situazione delle madri detenute insieme ai figli minori. Si parla di piccoli numeri, per fortuna, definiti comunque dai garanti uno scandalo. Implementare il sistema di case alloggio alternative, da tempo allo studio, sarebbe davvero un bel segnale per il futuro.

(cecilia moltoni)

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