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Notizie"Contro la povertà serve un cambiamento culturale"

1.9 milioni di famiglie e circa 5.6 milioni di persone risultano in condizioni di povertà assoluta. Istat ha recentemente pubblicato il rapporto annuale sulle povertà con dati relativi al 2021. Dati che confermano i massimi storici toccati nel 2020. Abbiamo chiesto a Giuseppe De Marzo, economista, attivista, scrittore e coordinatore nazionale della Rete Numeri Pari, quali potranno essere gli scenari futuri

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1.9 milioni di famiglie e circa 5.6 milioni di persone risultano in condizioni di povertà assoluta. Istat ha recentemente pubblicato il rapporto annuale sulle povertà con dati relativi al 2021. Dati che confermano i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio della pandemia. La conferma non è un buona notizia. Va inoltre aggiunto che siccome la povertà assoluta si misura sulla capacità di sostenere le spese essenziali per vivere, dal cibo all'affitto, dalle cure al riscaldamento, per il 2022 con un'inflazione oltre il 6% Istat prevede un milione di poveri assoluti in più.

“Dobbiamo cambiare completamente rotta, affermare una cultura che riconosca i limiti del Pianeta, modificare radicalmente la nostra base produttiva e riconvertire la nostra economia”. Così Giuseppe De Marzo, economista, attivista, scrittore e coordinatore nazionale della Rete Numeri Pari, network che ha come obiettivo il contrasto alla disuguaglianza sociale.

Il numero di persone che vivono in una condizione di povertà assoluta in Italia continua ad aumentare, con una differenza rispetto al passato: non sono più gli anziani, ma i bambini e le loro famiglie a essere più colpiti. Cosa dovrebbero fare il Governo e la politica? Come si può intervenire?
“’Intervenire’ è esattamente quello che i Governi e tutte le forze politiche che continuano a portare ciecamente avanti il modello economico attuale, non vogliono. Stando così le cose sta a noi fare di più, perché il cambiamento non arriverà dall’alto, ma dal lavoro e dalle relazioni che costruiamo in basso.
I dati denunciano un aumento di disuguaglianze, esclusione sociale e povertà senza precedenti. A cui si aggiunge una povertà culturale sbalorditiva: una persona su tre soffre di analfabetismo di ritorno, mentre la povertà educativa e relazionale dilagano. I ceti medi sono stati risucchiati e si aggiungono alla cronica sofferenza dei ceti popolari. I giovani sono la generazione più impoverita di sempre. A loro viene rubata persino la speranza di sognare un futuro diverso. Il lavoro non è mai stato così precario, povero e sfruttato. L’ultimo report di Oxfam, Disuguitalia, riporta dati che restituiscono tutta la drammaticità della situazione, fotografando il fallimento delle politiche di questi anni."

Non possiamo pensare di reggere solo con la solidarietà e la cooperazione all’interno di un sistema che genera quotidianamente più ingiustizie sociali ed ambientali rispetto a quelle che siamo in grado di curare. Non possiamo più ignorare la crisi del paradigma di civilizzazione occidentale. È inutile girarci attorno: il cuore del problema è il modello di sviluppo e la cultura antropocentrica, coloniale e patriarcale di cui ha bisogno per sopravvivere. Una cultura che non riconosce limiti, che immagina di poter estrarre dal pianeta tutte le risorse che vuole e che tratta la nostra casa comune come un sistema inerme."

"Pensate alle scelte fatte dalla governance europea in questi anni e come abbiano confermato questo approccio culturale. Ci hanno imposto 12 anni di politiche di austerità. Ci hanno detto che non c’erano soldi, con la conseguenza che la povertà è triplicata in Italia come in tutta Europa. Abbiamo scoperto poi che i soldi ci sono eccome: infatti sono triplicati i miliardari. E dopo 12 anni, durante i quali i cittadini si sono allontanati dalle istituzioni e si sono rafforzati ovunque populismi e forze xenofobe, è arrivata la pandemia.
A pagare il prezzo della pandemia sono oggi i ceti popolari e medi. Ma non è stato il Covid a aumentare le disuguaglianze. La pandemia ha solo amplificato gli effetti di una situazione iniziata almeno nel 2008. Abbiamo imparato qualcosa? Macché. Nonostante sappiamo che la diffusione di nuovi virus di natura zoonotica come il Covid-19 è diretta conseguenza del collasso climatico e della riduzione della biodiversità, non siamo intervenuti sulle cause. Abbiamo pensato di poter essere sani in un mondo malato. Ed è impossibile".

L'inflazione non ha gli stessi effetti per tutti. Anche in questo caso sono le fasce a basso reddito a essere più colpite, approfondendo ulteriormente le diseguaglianze. Quali sono i correttivi che occorrerebbe introdurre?
Dalla padella dell’austerità alla brace dell’economia di guerra. Nonostante 160 mila morti, i soldi del PNRR che abbiamo avuto per investire in equità sociali e sostenibilità ambientale come stabiliva all’inizio il Next Generation EU, oggi vengono utilizzati per la ‘transizione’ verso il gas, il carbone, il nucleare e le armi.
Forse in pochi ricordano l’art.3 del codice del partenariato europeo in materia di utilizzo dei fondi del NGEU, così come la sentenza 131 del 2020 della nostra Corte costituzionale. Entrambi affermano un principio importantissimo, prevedendo la co-programmazione e la co-progettazione, orientando l’azione e le scelte dei Governi e della pubblica amministrazione. Non stiamo parlando di ascolto ma addirittura di co-programmare e co-progettare con le realtà sociali e del terzo settore, così da rendere più efficaci e partecipati i progetti, così da garantirne l’esito positivo ed evitare che opacità e burocrazia si trasformino in alleati per le mafie, come avvenuto sempre in passato in occasioni di grandi opere o fondi stanziati per rispondere a disastri naturali. Niente di tutto questo è stato fatto in Italia."

"Con la guerra che purtroppo va avanti, i prezzi continueranno a crescere. Il nostro Governo non fa nulla per garantire le capacità di reddito dei cittadini, mentre le grandi imprese, gli speculatori e le mafie stanno facendo affari da capogiro. Se continua così a ottobre avremo una situazione sociale esplosiva, impossibile da contenere. Abbiamo bisogno nel nostro Paese di rimettere al centro dell’agenda politica la voce dei diritti e dobbiamo farlo attraverso una cultura che tenga conto della complessità dell’esistente e dell’etica della Terra. Per questo saremo in piazza il prossimo 22 ottobre. Per chiedere risposte al Governo, qualunque esso sia. Per far sapere al Paese che abbiamo proposte su casa, lavoro, servizi sociali, welfare, lotta alle mafie, salario e riconversione ecologica. Non solo per noi, ma per tutti e tutte. Non c’è più tempo da perdere".

(emanuele orrù)

In questo articolo Lotta alla povertà

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