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Notizie"Curare il singolo è curare la comunità": in Emilia Romagna medico di base per i senza fissa dimora

L'Emilia Romagna si appresta a dotarsi di una legge regionale che garantirà l'assistenza del medico di base anche ai senza fissa dimora. La Commissione Sanità ha infatti approvato la proposta di legge di cui l'avvocato Antonio Mumolo, consigliere regionale Pd, è il primo firmatario

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L’Emilia Romagna si appresta a dotarsi di una legge regionale che garantirà l’assistenza del medico di base anche ai senza fissa dimora. La Commissione Sanità ha infatti approvato la proposta di legge di cui l’avvocato Antonio Mumolo, consigliere regionale Pd, è il primo firmatario.

Della sua convinzione secondo la quale “il diritto alla salute non può essere subordinato al censo” ne ha fatto un vessillo professionale e di impegno nel volontariato: tra i fondatori dell’associazione Amici di Piazza Grande Onlusnata nel 1994, promotore – dieci anni fa - di una legge nazionale incentrata proprio su questo aspetto del diritto alla salute (che rimase però nei cassetti di Palazzo Madama), Antonio Mumolo è stato socio fondatore ed è l’attuale presidente dell’associazione Avvocato di strada che garantisce l’assistenza legale gratuita alle persone senza dimora.

Se c’è un aspetto che questa pandemia ha evidenziato molto bene, è che il diritto alla salute non è solo privato ma collettivo. Curare il singolo significa prendersi cura della collettività”, il suo ragionamento.
Singolo come, appunto ogni senza fissa dimora che, invisibile per le liste anagrafiche, senza residenza, con una rete famigliare e amicale sempre più a maglie larghe. E senza medico di base. L’articolo 19 della legge 833/1978, prevede infatti come chi è privo di residenza abbia si diritto alle prestazioni mediche emergenziali (es. intervento di pronto soccorso) ma non al medico di base. “Una situazione - commenta Antonio Mumolo - che pone il senza fissa dimora nelle condizioni di non poter accedere ad alcun programma di prevenzione né ad avere cure ed esami specialistici”.

E che affatica le casse regionali. “Ogni accesso al Pronto Soccorso costa mediamente tra i 150 e i 400 euro a persona, senza considerare che spesso sfocia in una degenza ospedaliera che potrebbe invece essere scongiurata se fossero garantiti esami di screening e specialistici. Il costo di un medico di base in Emilia Romagna, invece, è tra i 40 e gli 80 euro a persona. Grazie a questa legge, i servizi sociali potranno segnalare alle Ausl competenti i nominativi delle persone senza residenza che, quindi, potranno essere prese in carica dal medico di base che garantirà realmente il diritto alla salute. Inoltre, è ipotizzabile che il professionista riuscirà a instaurare un rapporto continuativo di fiducia e umano con il proprio assistito, che ovviamente il Pronto Soccorso non può garantire”.

Antonio Mumolo spiega infine quanto sia farraginoso riavere la residenza, una volta perduta. “Quando e se una persona senza fissa dimora viene ospitata da un proprio parente o amico, non farà comunque parte dello stato di famiglia del nucleo ospite poiché ci sarebbe uno sfalsamento dell’Isee. Senza considerare che, in caso di indebitamento del clochard, i controlli finanziari – ed eventuali azioni come il pignoramento - andrebbero a ricadere sulle persone che lo hanno accolto”.

E promette: “Chiederò il coinvolgimento delle realtà italiane impegnate a sostegno e a fianco delle persone più fragili affinché l’esempio dell’Emilia Romagna possa essere mutuato su tutto il territorio nazionale”.

(marika demaria, giornalista, componente dell'equipe dell'Università della Strada)

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