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NotizieDon Ciotti alla Scuola Common: "I cittadini monitoranti sono cittadini liberi"

"La radice culturale della corruzione è l'idolatria del denaro: per esso si corrompe, ci si lascia corrompere, ci si vende e ci si lascia comprare. Ecco allora che prima di cambiare il mondo che ci circonda dobbiamo cambiare noi stessi"

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Quando si corrompe o si è corrotti si compie un tradimento. Verso gli altri e verso se stessi. E si perde la propria dignità. Non ci sono vie di fuga, né sotterfugi o giustificazioni, nelle parole di Luigi Ciotti, quando parla della corruzione. A lui è stata affidata la seduta plenaria del venerdì pomeriggio alla Scuola Common di Avigliana, organizzata da Gruppo Abele, Libera e Master Apc di Pisa. “La radice culturale della corruzione – ha spiegato Ciotti - è l'idolatria del denaro:  per esso si corrompe, ci si lascia corrompere, ci si vende e ci si lascia comprare. Ecco allora che prima di cambiare il mondo che ci circonda dobbiamo cambiare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire”. Richiamando le parole del cardinale Carlo Maria Martini, don Ciotti etichetta come “peste” la corruzione e aggiunge: “La corruzione è il presupposto delle mafie; le criminalità mafiosa, politica ed economica sono intrecciate tra loro e rompere questo intreccio è una nostra responsabilità poiché ogni individuo deve occuparsi del bene comune, premessa del nostro benessere individuale. Si tratta di una scelta   etica”.
Ciotti ha ricordato che l’etica chiama in causa l’integrità della nostra vita e che “deve essere scritta prima di tutto nelle nostre coscienze e si deve leggere nei nostri comportamenti. L’etica è anche il nutrimento della nostra democrazia: deve fare da sfondo a ogni progetto, ogni investimento, ogni comportamento. Il nostro lavoro è etico quando non presta il fianco a chi commette soprusi”.
La sessione plenaria è stata l’occasione per meglio analizzare la relazione della Direzione nazionale antimafia presentata nei giorni scorsi e per sottolineare quanto sarebbe importante sancire in un documento l’applicazione della scomunica per i mafiosi e i corrotti.
“Vi auguro – ha concluso Ciotti rivolgendosi ai cento partecipanti alla Scuola Common - di trovare nuovi orizzonti. Cedere la nostra responsabilità è cedere la nostra libertà. Tutti siamo chiamati a compiere scelte più coraggiose. Dobbiamo imparare il coraggio di avere più coraggio. Il coraggio è un esercizio quotidiano che comincia dalle piccole cose, l'esperienza di ciascuno di noi deve trovare il senso nella responsabilità”.

(marika demaria)

In questo articolo Luigi Ciotti, Mafie e corruzione

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