

Nell’anno trascorso a lungo all’interno delle nostre case, vogliamo raccontare la vita che c’è fuori.
Ecco l’immagine del presepe che più ci rappresenta: un presepe vivente, abitato di donne e uomini che vivono ai margini del presente che il Gruppo Abele incontra da 56 anni: per strada, in tutte le comunità, girando con i furgoni di giorno e di notte. Con loro, lavoriamo per costruire insieme percorsi di riappropriazione di dignità smarrita.
E allora, come loro, anche a Natale, noi non scendiamo dalle stelle, siamo sulla strada.
Per dare sempre risposta ai bisogni, alle necessità, alle sofferenze degli ultimi: di chi vive, pandemia o non pandemia, un’esistenza di continua emergenza.



Dragomira conosce bene la strada. Ha visto la guerra e conosciuto la fame, è dovuta fuggire da quella che ha sempre chiamato casa per inseguire la speranza di una vita migliore in Italia. Ma la vita per lei non è mai stata facile: un lavoro durato solo qualche giorno e l’illusione di un amore mai nato l’hanno consegnata di nuovo alla strada, ad altro freddo, ad altra fame.
Dopo qualche anno Dragomira ha preso confidenza con la lingua, e dopo un lungo girovagare tra stazioni, portici e panchine ha incontrato il Gruppo Abele. Oggi Dragomira può trovare la forza per raddrizzare la sua storia piegata dalla fatica e ritrovare parti lontane di sè.



Maurizio, se glielo chiedi, parla di sé stesso come un pensionato sociale. Lo dice perché, pur avendo lavorato più di 40 anni in bottega, percepisce una pensione minima; e poi perché, dal suo pensionamento, ha speso le sue giornate a servizio degli altri, impegnato nel volontariato. Fino a febbraio 2020, Maurizio guidava il furgoncino che portava alimenti in alcuni dormitori.
Poi il covid ha sovvertito anche il suo destino. I lunghi mesi in casa hanno fatto aumentare le sue spese, e tra riscaldamenti accesi più a lungo e spesa più abbondante del solito la sua pensione ha cominciato a non essere abbastanza. Si è ritrovato lui stesso a dover chiedere aiuto: Maurizio è diventato in pochi mesi uno dei beneficiari dei nostri pacchi alimentari.

Ai margini di una provinciale, Liberty c’è arrivata presto. I suoi 20 anni sembrano persino troppi a vederla al tramonto, quando il sole cala e la campagna pare ovattata. La sua giornata si svolge lì, con la sua sedia di plastica, un ombrello che le serve contro pioggia e sole e le sue treccine bianche e verdi come i colori della bandiera della Nigeria, il suo paese d’origine. Per permetterle di venire in Italia, i suoi genitori hanno contratto un debito che Liberty non estinguerà mai. Grazie a un’amica, ha scoperto l’esistenza dello sportello del Gruppo Abele per persone vittime di tratta e sfruttamento.



Murat e Shareefa sono nati e cresciuti a Idlib, in Siria. Lì si sono conosciuti e poi sposati. Hanno cinque figli, di cui solo quattro nati nella loro terra. Safrah, la più piccola della famiglia, è nata in un campo a Tel Abbas, in Libano, già profuga, come in esilio, figlia della guerra e delle macerie. Grazie al lavoro costante di tante associazioni la famiglia è riuscita ad arrivare in Italia. La piccola Safrah vive ora in una comunità, insieme ai suoi genitori, ai suoi fratelli e alle sue sorelle. Le prime parole che pronuncia al mondo sono già in due lingue.



Nelle nostre strutture di accoglienza dove con € 10 copri le spese per due pasti caldi che somministriamo quotidianamente e gratuitamente alle persone in difficoltà che incontriamo.

Sotto i portici dove con € 20 garantisci l’acquisto di 1 kit di materiale igienico sanitario per la protezione degli operatori e delle persone accolte nel nostro dormitorio contenente: disinfettante per le mani, mascherine, guanti in lattice, camici monouso.

Nelle case più umili dove con € 50 permetti la distribuzione di 2 pacchi contenenti generi alimentari di prima necessità destinati a famiglie in difficoltà la cui condizione è peggiorata a causa dell’emergenza sanitaria.

A Natale addobbiamo case e strade di luci, che si accendono e si spengono.
Ma ci sono altre luci che tutti dovremmo sentirci chiamati ad accendere, tanto più in questo momento di festa. Luci che non possono brillare a intermittenza, perché rappresentano l’essenza della libertà e dignità umana. Sono la luce dei diritti, della conoscenza e della giustizia.
Da 56 anni il Gruppo Abele prova a tenere accese queste luci anche per chi vive momenti di buio esistenziale, di fatica e smarrimento. Ti ringraziamo di essere al nostro fianco in questo impegno.
Auguri per una vita in cui sempre risplenda la speranza.
