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NotizieI "dannati" della globalizzazione scendono in piazza

I dannati della globalizzazione scendono in piazza a Roma per rivendicare un welfare non caritatevole, giustizia sociale e integrazione

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La trasformazione del welfare in elemosina, l'individuazione di poveri e migranti come nemici da combattere, la repressione del dissenso e della lotta per i diritti: sono i tre grandi disastri sociali che leggi come la Bossi-Fini, la Minniti-Orlando e il decreto Lupi, insieme al Regolamento europeo Dublino III stanno fortemente contribuendo a realizzare. Questa in sintesi la denuncia che porterà in piazza, sabato 16 dicembre, un vastissimo comitato di sigle, enti, gruppi e singoli cittadini riuniti nell'appello "Per uguali diritti e contro la ghettizzazione".
Il nome della manifestazione, prevista a Roma, in piazza della Repubblica dalle ore 14, è Fight/Right e la Rete dei Numeri Pari, di cui fa parte anche il Gruppo Abele, ha deciso di sostenere e rilanciare l'appello degli organizzatori ad essere numerosi per rivendicare principalmente:

- la libertà di circolazione e di residenza
- il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai profughi a cui non è riconosciuta la protezione internazionale
- la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia come chance di costruire vera integrazione
- l'abolizione delle leggi Bossi-Fini, Minniti-Orlando e Dublino III
- la fuoriuscita delle spese per i servizi sociali dal patto di stabilità
- il diritto al reddito minimo per tutte e tutti

"Le ragioni che ci portano a stare insieme ai movimenti dei migranti ed ai movimenti per il diritto all'abitare sono davvero molte - spiega Giuseppe De Marzo, responsabile per Libera delle Politiche sociali -. Innanzitutto il fatto di essere umani, in un momento in cui in molti promuovono linguaggi, norme e comportamenti "disumanizzanti". Ma in particolare, è la drammatica situazione sociale che colpisce un terzo del paese ed il fallimento delle politiche messe in campo dai governi e dalla classe politica di questi ultimi 10 anni di crisi a rendere urgente e necessario il nostro impegno al fianco di tanti altri a partire dal 16 dicembre. Non possiamo nasconderlo, ne invocare scorciatoie. Da cinque anni denunciamo il rischio di un aumento enorme di disuguaglianze e povertà nel nostro paese in assenza di politiche adeguate e di un cambio di rotta nel linguaggio della politica. Le ultimi analisi e rilevazioni di Censis, Istat, Eurostat, tra gli altri, confermano che siamo davanti ad una catastrofe sociale che coinvolge ormai un terzo degli italiani/e: un dato senza precedenti nella nostra storia repubblicana, ed oggi persino europea. Ma nonostante l'evidenza, governo e forze politiche continuano ad evocare il problema senza dare risposte; anzi, rimettono in campo le stesse politiche che hanno generato la crisi. Basti ricordare la miseria del Rei approvata dal Governo, che arriva solo ad un quarto degli aventi diritto e che nemmeno copre esigenze basiche di dignità delle persone, esponendole a forme di umiliazioni insopportabili. Universalismo selettivo e istituzionalizzazione della povertà sono i risultati prodotti, violando gli obblighi previsti dalla nostra Costituzione. Questa classe dirigente con la sua volgare eloquenza continua a ignorare i bisogni ed i diritti di milioni di italiani, condannando il paese a rimanere immerso nella frustrazione. La manifestazione del 16 dicembre oggi più che mai rappresenta uno spazio pubblico in cui unire le voci, le proposte e le lotte di chi è convinto che i diritti sociali, la dignità di ogni essere umano e l'impegno contro ogni forma di ingiustizia sociale e razzismo siano le fondamenta sulle quali ricostruire democrazia e partecipazione".

In questo articolo Lotta alla povertà

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