NotizieI giovani e l'alcol: "Funziona anche come automedicazione. Serve più ascolto"

Secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, in un anno è aumentato il tasso di giovani consumatori di sostanze alcoliche. Per Aliseo è determinante non demonizzare sostanza e comportamenti ma stimolare percorsi che coinvolgano anche le famiglie

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Più di 800mila ingressi di minorenni nei pronto soccorso per intossicazione alcolica in un anno. Il 4,3 % dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni dichiara di consumare alcol tutti i giorni, mentre nella classifica dei “consumatori abituali eccedenti” il primo posto va agli adolescenti nella fascia 16-17 anni, seguiti dalla fascia over 65. È una fotografia preoccupante quella presentata nei giorni scorsi dell’Istituto superiore di sanità sull’impatto del consumo di alcol in Italia nel 2020.

>> Leggi il report dell'Istituto Superiore di Sanità

In un anno gli ordini di bevande alcoliche nell’e-commerce sono aumentati del 190% e le richieste d’aiuto (sono cresciute) del 70%, con un’età media dei richiedenti sempre più bassa. Un allarme che coinvolge anche il Piemonte, dove nel 2020 ci sono stati 185 ingressi in pronto soccorso di under 17 (più ragazze che ragazzi) con diagnosi completamente attribuibile all’alcol e 350 di persone tra i 18 e i 24 anni (su un totale di 3.500 ingressi per intossicazione alcolica).

Tanto da spingere Regione e Mauriziano a sostenere l’apertura presso l’ospedale del primo Centro alcologico sotto la Mole promosso dall’Acat Torino Centro, un day hospital dedicato a persone con disturbo da uso di alcol (Dua). La ricerca rivela infatti come i giovani “consumatori abituali eccedenti” fossero nel 2018 il 13,9%, per passare nel 2019 al 16% e arrivare nel 2020 al 18,4%, con un aumento del 4,5% in soli tre anni. E tra questi il 18% ha ammesso di aver praticato almeno una volta il binge drinker: letteralmente “abbuffata alcolica”, che consiste nell’assunzione di cinque o più bevande alcoliche al di fuori dei pasti in un breve arco di tempo, con gravi rischi per la salute e la sicurezza.

Un fenomeno, rivela il report, che inizia dagli 11 anni e ha il suo apice tra i 18 e 24 anni coinvolgendo oltre 4 milioni di persone. I dati del 2020 mostrano un consolidarsi, con anzi un lieve aumento, di questo fenomeno tra i ragazzi e le ragazze.

“Il problema è reale ma è importante non generare allarmismi – punto di vista degli operatori di Aliseo, associazione che da anni studia i temi legati all’alcolismo e all’abuso dell’alcol - L’invito è considerare i ragazzi come risorsa e non come problema. Hanno bisogno di informazioni, confronto, sono alla ricerca di spazi di ascolto. Dal nostro lavoro emerge come l’utilizzo di alcol e sostanze possa assumere una valenza trasgressiva o rappresentare una forma di sedazione, una sorta di automedicazione, nel tentativo di lenire un dolore, una sofferenza, di cui a volte è difficile parlare”.

Ecco allora il ruolo fondamentale della prevenzione: “Gli interventi – chiosano da Aliseo - devono essere strutturati a 360 gradi: è importante che siano indirizzati non specificatamente ai ragazzi, ma anche agli adulti di riferimento, coinvolgendo scuola e famiglia. Il punto non è demonizzare la sostanza, ma renderci tutti più consapevoli dei rischi. Si cerca di stimolare un pensiero creativo, in cui immaginarsi possibilità diverse, sia quando si parla di divertimento sia quando si ha a che fare con un dolore profondo, che deve essere ascoltato, perché altrimenti ai nostri ragazzi non resta che trovare modi per metterlo a tacere."

(emanuele orrù)

In questo articolo Dipendenze, Famiglie, Giovani

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