_DSC5168

NotizieInTessere: chiamare il riscatto per nome

Il senso profondo della nostra sartoria popolare InTessere sta nel significato stesso della Drop House. Come la Drop nasce non per essere un posto dove trovare assistenza, ma un tempo da condividere (e al tempo, si sa, non è possibile dare un valore d'acquisto), allo stesso modo la sartoria nasce per essere qualcosa di più di uno spazio fisico. Piuttosto un progetto collettivo da costruire con fiducia, da zero, operatrici e ospiti tutte uguali, tutte insieme sulla stessa barca, piccola, nel mezzo del mare in tempesta di questo nostro tempo economicista

  • Condividi

Il senso profondo della nostra sartoria popolare InTessere sta nel significato stesso della Drop House. Come la Drop nasce non per essere un posto dove trovare assistenza, ma un tempo da condividere (e al tempo, si sa, non è possibile dare un valore d’acquisto), allo stesso modo la sartoria nasce per essere qualcosa di più di uno spazio fisico. Piuttosto un progetto collettivo da costruire con fiducia, da zero, operatrici e ospiti tutte uguali, tutte insieme sulla stessa barca, piccola, nel mezzo del mare in tempesta di questo nostro tempo economicista.

Un progetto che nasce sotto due stelle polari, che portano allo stesso orizzonte: lavoro e autonomia. Meglio: acquisizione dell’autonomia attraverso il lavoro. E così, mentre sul “mercato” il lavoro perde quota, mentre la politica si arrovella tra riforme raffazzonate, noi nel senso originario del lavoro come fonte di dignità (oltre che di reddito) ci vogliamo credere.

Le donne che hanno con noi dato corpo a InTessere, non vengono dal nulla. Sono portatrici di storie, di fatiche, di percorsi spesso travagliati. Donne italiane e straniere. Perché in certi contesti, per esempio a Barriera di Milano, per esempio dentro la Drop House, la bandiera che ti ha visto nascere è giusto un dettaglio quando c’è da inventarsi un’esistenza intera. InTessere le ha mescolate tutte.

La difficoltà, come lo stimolo, è stata creare qualcosa con loro e non per loro. E se vogliamo la ragione che ci porta, adesso, a presentare la sartoria popolare come qualcosa di vivo, di vero, di tangibile. E non a parlare di un altro progetto andato (a) male, troppo grande per i sogni di riscatto di persone che lottano giorno per giorno con fatica doppia (perché sì, il mondo non è uguale per tutti).

In questo tempo lunghissimo, dilatato dalla pandemia oltre che dalla materialità di faccende pratiche (compra quello, monta quell’altro, sistema quell’altra cosa ancora), è stato proprio l’incrocio di relazioni a tenere saldo il progetto InTessere. Perché quando sei una figlia, una sorella, una donna lontana dalla tua famiglia di origine, quando sei una madre e non parli la lingua che parlano i tuoi figli, quando i limiti di adattamento al contesto non ti fanno orientare tra le carte della burocrazia, allora ti viene naturale aggrapparti con forza decuplicata a quello che ti fa sentire protagonista principale, artefice di un processo senza subirlo o essere costretta ad adattarvici.

Quando la pandemia ha costretto la Drop House a sospendere i servizi, con le operatrici che sono intervenute in soccorso dei bisogni del dormitorio che intanto era diventato una casa d’accoglienza ventiquattr’ore al giorno sette giorni su sette, sono state loro, le donne, a tenere la presa.

E a 2020 inoltrato, grazie a questa tenacia che direbbe il poeta è “fatta della stessa materia dei sogni”, è nato negli spazi di Cucito Condiviso con la stilista Silvia Maiorana, il primo corso professionalizzante con il quale Josephine, Joy e Sanaa (puoi leggere qui le loro storie) hanno potuto migliorare la tecnica, affinare il talento, allargare i confini della fantasia. Hanno studiato, e hanno studiato sodo, sbattendo i pugni sul tavolo di un destino che le voleva vulnerabili”, vulnerabili e basta, fino a ribaltarlo.

Con il risultato pratico di aver prodotto tre capi, i primi a marchio InTessere (con Gaia Lumi). Non tre capi qualsiasi, ma tre vestiti confezionati con stoffe di pregio: perché l’avevamo dichiarato fin dall’inizio che non volevamo più accettare lo schematismo del “poverine” che le inchioda a un futuro da comparse nella loro stessa vita. Sono gli stessi capi che verranno battuti all’asta nella serata evento di presentazione della sartoria, il 3 dicembre.

Sono quelli che vi invitiamo a venire a scoprire.

(l'equipe della Drop House)

Cosa facciamoDa sempre accanto agli ultimi