NotizieLa scuola: cuore vivo dei quartieri contro l’abbandono

Educazione e istruzione restano due dimensioni fondamentali per l'emancipazione delle persone, malgrado la scarsa considerazione di cui godono nelle politiche pubbliche e nella cultura dominante in questa fase storica. I dati recenti sulla dispersione scolastica, che in Italia torna a crescere, sono tra i peggiori a livello europeo e documentano bene le difficili condizioni in cui crescono tante persone nel nostro Paese.Secondo Eurostat (cifre datate marzo 2019) la quota dei ragazzi e delle ragazze in Italia che, tra i 18 e i 24 anni, nel 2018 hanno terminato gli studi senza aver ottenuto un diploma o una qualifica è salita dal 14% del 2017 al 14,5%. Un trend apparentemente minimo, ma continuativo che si fa più preoccupante proprio alla luce di questa costanza, visto che già nel 2016 c'era stato un ulteriore e precedente rialzo (anche in quel caso minimo: dal 13,8% al 14%)

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Educazione e istruzione restano due dimensioni fondamentali per l’emancipazione delle persone, malgrado la scarsa considerazione di cui godono nelle politiche pubbliche e nella cultura dominante in questa fase storica. I dati recenti sulla dispersione scolastica, che in Italia torna a crescere, sono tra i peggiori a livello europeo e documentano bene le difficili condizioni in cui crescono tante persone nel nostro Paese.

Secondo Eurostat (cifre datate marzo 2019) la quota dei ragazzi e delle ragazze in Italia che, tra i 18 e i 24 anni, nel 2018 hanno terminato gli studi senza aver ottenuto un diploma o una qualifica è salita dal 14% del 2017 al 14,5%. Un trend apparentemente minimo, ma continuativo che si fa più preoccupante proprio alla luce di questa costanza, visto che già nel 2016 c’era stato un ulteriore e precedente rialzo (anche in quel caso minimo: dal 13,8% al 14%).

Ma quali sono i fattori e i luoghi nei quali si generano dinamiche che determinano nei ragazzi e nelle ragazze la decisione di abbandonare gli studi?

Il primo è certamente la scuola stessa, luogo di apprendimento, ma anche - e forse soprattutto - di relazione con i coetanei e con gli adulti, e dove proprio la qualità di queste può diventare spinta motivazionale a ritirarsi o meno dal contesto scolastico, oltre a giocare un peso determinante nel percorso evolutivo.

Un altro è senza dubbio la famiglia, la quale propone ai suoi componenti un proprio patrimonio culturale e stili di socializzazione alle volte in contrasto con quelli proposti dall’istituzione scolastica, oltre che dal contesto sociale. Questo può creare disorientamento in una fase di vita in cui la presenza di modelli di riferimento è fondamentale per la crescita.

Inoltre, non bisogna dimenticare la presenza e l’influenza che situazioni di emarginazione, difficoltà economiche, divisioni familiari, difficoltà del ruolo genitoriale hanno sul percorso di sviluppo adolescenziale e sulle possibilità di affrontarne le fasi critiche.

Vi è infine il clima storico e sociale, che attraverso alcuni orientamenti valoriali dominanti può condizionare gli obiettivi che i ragazzi si danno, a favore molto spesso proprio dell’abbandono precoce del percorso di studi, soprattutto laddove tali valori sono in netta opposizione con quanto il sistema scolastico può offrire. Si pensi ad esempio alla ricerca del successo e del denaro “a portata di mano” in contrasto con il tempo e la fatica necessari per ottenere risultati positivi durante e, spesso anche in seguito, al proprio percorso formativo.

La dispersione scolastica è quindi un fenomeno evidentemente articolato, che non riguarda solo lo studente e il sistema scolastico, ma coinvolge direttamente chi direttamente coinvolto non lo è, come i familiari e i soggetti del territorio e della comunità allargata.

Il progetto Liberi di crescere – rete ad alta densità educativa, che il Gruppo Abele sta realizzando dall’anno scorso e che si concluderà nel 2022, in due istituti scolastici del quartiere Barriera di Milano di Torino, e che vede coinvolti altri trenta partner suddivisi tra i territori di Palermo, Messina, Salerno e Genova, mette al centro proprio la necessità di creare un’alleanza tra gli attori partecipanti all’educazione e all’istruzione delle ragazze e dei ragazzi, con l’obiettivo dichiarato di elaborare e mettere in pratica azioni a contrasto della dispersione scolastica e delle povertà educative in genere.

Le scuole nelle quali realizziamo il progetto sono scuole difficili all’interno di un quartiere a rischio, e gli studenti e le studentesse che incontriamo hanno bisogno di raccontarsi e di avere qualcuno disposto ad ascoltarli. Spesso sono ragazze e ragazzi non ancora dispersi solo perché il contesto scolastico rappresenta un rifugio, un posto migliore rispetto alla propria casa e alla propria situazione familiare.

Questo lavoro ci ha resi consapevoli delle fatiche quotidiane che il personale scolastico, così sovraccaricato di responsabilità e compiti, spesso sotto organico, da non riuscire a pieno a svolgere anche la funzione di ascolto e di accoglienza di cui gli adolescenti hanno però necessità.

Il rapporto tra docente e studente si limita per lo più alla gestione del gruppo senza entrare nella specificità dei vissuti personali di ciascun ragazzo; per questo crediamo che l’attivazione del “Punto di ascolto e di accompagnamento”, che è una delle azioni prevista dal progetto e attraverso il quale cerchiamo di fornire uno spazio di sfogo, in grado di accogliere fatiche, dubbi e anche di restituire un sorriso, sia uno di quegli interventi in grado di migliorare il clima relazionale e i vissuti delle persone che vi accedono, rendendo quindi la scuola un posto forse da non abbandonare.

Allo stesso modo, rimettere la scuola al centro dei territori come luogo da vivere, di crescita e di relazioni, rappresenta un’altra strada da seguire, per far si che non venga percepita dai ragazzi e dalle ragazze solo come spazio ostico, da subire passivamente, ma anche come risorsa al servizio della comunità e degli abitanti del quartiere. Può essere vissuta come un luogo familiare e di incontro anche per tutti coloro che hanno un ruolo nell’educazione delle giovani generazioni, e che spesso hanno difficoltà ad incontrarsi: gli insegnanti, le famiglie, le organizzazioni del Terzo settore.

È certamente vero che nel determinare la scelta di abbandonare gli studi ci sono altri fattori in gioco, più individuali, e, spesso, difficili da cogliere e affrontare in maniera adeguata; ma ciò che sappiamo, e che abbiamo avuto modo di sperimentare nel nostro lavoro, è che la volontà di frequentare la scuola è legata anche al sentirsi accolti, che la propria autostima è anche il risultato di ciò che gli altri pensano di noi e che l’interesse e la curiosità vengono suscitate e incentivate grazie alla presenza di un ambiente e di persone stimolanti.

Questo è quello che ci raccontano e che ci trasmettono gli studenti e le studentesse che incontriamo.

(Università della strada, Progetto Scuola)

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