NotizieL'antirazzismo in forma poetica

Non avevo mai condotto un laboratorio di teatro con un gruppo di giovani prevalentemente stranieri. Ho constatato di persona quanto, pur nella diversità originaria di ognuno, non ci sia davvero nessuna differenza. Uguali emozioni, uguali sogni, desideri, voglia di stare insieme, uguale attesa del momento importante, qualunque possa essere, per spiccare il volo

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Tra pochi giorni inizieranno in Piemonte le iniziative della Settimana internazionale contro il razzismo e io non posso che raccontare l’esperienza che da diversi mesi sto realizzando con il Gruppo Abele.

Non avevo mai condotto un laboratorio di teatro con un gruppo di giovani prevalentemente stranieri. Ho constatato di persona quanto, pur nella diversità originaria di ognuno, non ci sia davvero nessuna differenza. Uguali emozioni, uguali sogni, desideri, voglia di stare insieme, uguale attesa del momento importante, qualunque possa essere, per spiccare il volo.

In questo gruppo, in particolare, ho colto la disponibilità – forse una elasticità culturale? – al confronto. Pur non volendo recedere rispetto ai valori delle terre da cui provengono, tutti hanno mostrato curiosità, attenzione reciproca, disponibilità ad acquisire sia i valori degli altri, sia quelli della nostra terra nella quale abitano adesso. Così, abbiamo intitolato lo spettacolo Tutte le terre della città.

L’esperienza, nuova per me, lo è stata anche per i partecipanti. La maggior parte di loro non aveva mai fatto teatro, perciò mi è stato possibile lavorare, senza l’ostacolo di precomprensioni, in una invidiabile condizione di teatro nascente e, successivamente, di teatro utile. Dunque, non abbiamo allestito uno spettacolo destinato all’intrattenimento di una sera, ma abbiamo creato un evento per comunicare e condividere un’idea in forma poetica.

I partecipanti hanno cominciato giocando e, poco alla volta, hanno immaginato per il loro gioco una possibilità di apertura al pubblico. Lo spettacolo, in scena dal 17 al 20 marzo a Torino (nei giorni 17, 18 e 20 alle 21 presso l'Open Incet in via Cigna 96/17d) non sarà un racconto, né svilupperà una classica trama. Sarà invece un gesto teatrale, non ritoccato, lieve, come un pensiero appena espresso. Un pensiero che dirà quanto si è uguali nella lotta alla solitudine, nelle conseguenze positive e negative del progresso, nella scoperta di sé e degli altri. Dirà che la vita si può costruirla insieme, che la città cresce grazie al contributo di tutti, che i legami tra le persone sono garanzia di felicità. Dirà anche che le parole ‘insieme’, ‘tutti’, ‘legami’ possono restare voci effimere, se non vengono consolidate da una precisa, forte volontà, e se non vengono rese concrete, grazie a situazioni strutturate e organizzate. Un compito che molto spesso si realizza, ad esempio, attraverso il lavoro delle associazioni (il Gruppo Abele tra le molte altre che compongono il ricco tessuto sociale di Torino). Un lavoro importante e strategico. Che non a caso è obiettivo di una delle azioni del progetto FAMI 2014-2020 (Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell'Unione Europea) Piemonte contro le discriminazioni.

(claudio montagna, regista)

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