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NotiziePhotovoice, la periferia raccontata dai suoi protagonisti

L'Educativa di Strada del Gruppo Abele con nove ragazzi del quartiere multietnico di Barriera di MIlano alle prese con il Photovoice, uno strumento che lega il linguaggio fotografico al principio di empowerment, perseguendo l'obiettivo di produrre un cambiamento personale e comunitario

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L’Educativa di Strada del Gruppo Abele quest’anno si è lanciata in una nuova sfida, il Photovoice. Una vera ricerca sul campo, basata sull’azione partecipata mediante lo strumento d’indagine della fotografia.

Il progetto nasce con l’intento di comprendere meglio cosa significa essere un adolescente che cresce in un quartiere popolare e multietnico come quello di Barriera di Milano. Presto detto, il centro geografico della ricerca diviene il giardino di via Mascagni/via Perosi nel quale, grazie alla relazione instaurata con alcuni adolescenti e le relative famiglie, ipotizziamo di coinvolgere qualche ragazzo di zona, disposto a mettersi in gioco e a raccontare un po’ di sé stesso e del territorio attraverso la fotografia. Insomma, il suo occhio sul mondo in cui vive.
Nove giovani, tra i 15 e i 20 anni, si fanno avanti e inizia il nostro viaggio.

Dopo una lunga progettazione, avviata sin da novembre, a febbraio riusciamo a incontrarci nel centro d’incontro limitrofo al giardino e introduciamo le cinque ragazze e i quattro ragazzi a questo innovativo metodo di ricerca: il Photovoice infatti lega il linguaggio fotografico al principio di empowerment, perseguendo l’obiettivo di produrre, per le persone direttamente coinvolte, un cambiamento personale e comunitario.

Da un brainstorming, seguito dalla discussione con i ragazzi, emergono sei tematiche particolarmente vicine e comuni a tutti loro, alcune verranno scelte perché stimolanti, altre poiché maggiormente complesse: l’amicizia, la felicità, la libertà, il legame, la maturità e la parte migliore di me.
Subito viene creato un gruppo WhatsApp per comunicare più agilmente e iniziare a condividere i primi scatti che rappresentano il tema; l’invito è stato quello di accompagnarli con delle didascalie/brevi spiegazioni che aiutassero chiunque ammirasse la fotografia a comprenderne meglio il significato.
Il motore è acceso e i ragazzi cominciano a cimentarsi incrociando i propri ragionamenti sui temi scelti, il territorio in cui vivono e le tecniche fotografiche.

In realtà, il percorso fatto ha portato noi tutti a confrontarci su valori e opinioni differenti, scoprendo un po’ di più del mondo della fotografia e delle sue tecniche, ma sempre reinterpretando i temi in maniera semplice e personale, servendoci in particolar modo dei nostri smartphone, in un modo molto diverso, e forse più creativo, da quello abituale. Proprio questa modalità di condivisione immediata ci ha permesso di non interrompere il progetto durante il lockdown: tra marzo e luglio abbiamo mantenuto i contatti con i ragazzi messaggiandoci su WhatsApp e Instagram e videochiamandoci su Skype. Insomma, il progetto è sopravvissuto trovando un nuovo punto di forza!
Finalmente tra agosto e settembre ci siamo ritrovati tutti sulla strada, da dove eravamo partiti e dove, per necessità avevamo desiderio di tornare.
Ora, in questi giorni, senza abbassare la guardia, stiamo lavorando per il prossimo importante step di questo laboratorio: allestire una mostra fotografica ideata e gestita dallo stesso gruppo di giovani con l’aiuto degli operatori dell’Educativa. La mostra che ci stiamo immaginando vorremmo diventasse per l’intero quartiere un momento di incontro e condivisione: chi osserverà gli scatti potrà vedere il quartiere in cui vive tratteggiato dalle emozioni vissute durante il lockdown.
La mostra si terrà mercoledì 30 settembre dalle 15.30 proprio nei giardini di via Perosi a Torino. Sarà una vera e propria festa. Bambini, ragazzi e famiglie potranno divertirsi insieme, in piena sicurezza, con le attività circensi proposte dalla Fondazione UCI – Uniti per Crescere Insieme e grazie alla Cooperativa Sociale Liberitutti sarà possibile giocare e prendersi cura di alcuni asinelli. Non mancherà il classico torneo di ping pong!
Ma soprattutto, chi parteciperà potrà ritrovarsi, dopo una così lunga lontananza, vedere i luoghi, i visi, le difficoltà vissute e ritrovare il senso di comunità.

(francesca de simoni, tirocinante Educativa di Strada)

In questo articolo Cultura e formazione, Giovani

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