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NotizieRiordino del gioco d'azzardo, accordo ancora lontano

Nell'indifferenza dei principali media italiani, in queste settimane si sta svolgendo la trattativa tra Governo, Regioni e Comuni sulla nuova proposta di riordino del settore del gioco d'azzardo. Un accordo, tuttavia, sembra ancora lontano. La proposta dell'esecutivo ha incassato l'ok dei Comuni ma le Regioni rimangono scettiche. Dure critiche anche da Mettiamoci in Gioco, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d'azzardo di cui fa parte anche il Gruppo Abele

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Nell’indifferenza dei principali media italiani, in queste settimane si sta svolgendo la trattativa tra Governo, Regioni e Comuni sulla nuova proposta di riordino del settore del gioco d’azzardo. Un accordo, tuttavia, sembra ancora lontano. Dopo un braccio di ferro iniziale, il governo ha tentato la mediazione: durante la Conferenza Stato-Regioni ed Enti locali svoltasi all’inizio del mese, l’esecutivo ha avanzato una proposta che consente agli Enti locali di applicare la distanza di 150 metri dai cosiddetti luoghi sensibili e la possibilità di interrompere il gioco in determinate fasce orarie, fino a un massimo di sei ore al giorno.
La proposta ha incassato l’ok dei Comuni ma le Regioni rimangono scettiche. Dure critiche anche da Mettiamoci in Gioco, la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo di cui fa parte anche il Gruppo Abele: anzitutto non dovrebbero essere solo tre i luoghi riconosciuti come sensibili (scuole, chiese e Sert). Dobbiamo infatti ricordare che al momento gli enti locali hanno molta più possibilità di intervento sia nella definizione dei luoghi sensibili che nell’obbligo di distanza: molte leggi regionali hanno stabilito che la distanza dai luoghi sensibili deve essere di almeno 300 o 500 metri e non di soli 150 come indicato dalla proposta del governo. L’obbligo di distanza, inoltre, è valido solo per i nuovi esercizi e nessun intervento viene avanzato per gli esercizi già esistenti.
E le perplessità non finiscono qui: sebbene il plauso per la proposta di permettere il gioco solo tramite tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi sia unanime, ci si chiede chi sarà a raccogliere e conservare i dati dei giocatori. Inoltre, il taglio alle slot (la bozza del governo prevede che si passi da quasi 400 mila slot del 2016 alle 264 mila di fine 2017) non è sufficiente: non è prevista infatti alcuna riduzione degli apparecchi Vlt, considerati molto più aggressivi delle slot perché consentono modalità di gioco più evolute. Poi il grande assente dal documento del Governo è il gioco online, che non può assolutamente essere trascurato poiché è un settore che attrae soprattutto i giovanissimi, come confermato anche dai dati resi noti dal Cnr la scorsa settimana.
Mettiamoci in Gioco ha messo nero su bianco tutte le sue perplessità in un dettagliato comunicato stampa: “Si parla dell’obbligo di segnalare i soggetti patologici ai servizi sociali del Comune. (…) Chi avrebbe titolo a fare una tale segnalazione con il rischio di stigma che comporta? Non certo il gestore di sala. E come rendere reale il divieto di accesso al gioco per i giocatori patologici?”. Chiara la posizione del cartello di associazioni anche sulla pubblicità: “Si dichiara di voler impegnare il governo all'apertura di un confronto europeo. A noi non basta. Come è accaduto in altre realtà europee, sappiamo che è possibile vietare totalmente la pubblicità del gioco d’azzardo: perché accontentarsi di meno?”. Insomma, chi si batte da anni contro il gioco d’azzardo patologico chiede di elaborare una nuova bozza. E occorrerà farlo al più presto poiché l’intenzione del Governo è arrivare al 30 giugno con un accordo da trasformare in decreto legislativo.

(valentina casciaroli)

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