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NotizieSu per i monti alla ricerca di una bussola

La proposta degli educatori del Gruppo Abele è stata quella di portare tutti a conquistare una vetta, in parte concreta in parte metaforica: salire da Reana ai laghi di Avigliana per guardare dall'alto la vita di tutti i giorni in città, con i suoi ritmi e le sue modalità di socializzazione, sempre più spesso fatta di comunicazione virtuale continua, tra smartphone e pc, ma spesso a scapito del "contatto" stretto, quello faccia a faccia, che una passeggiata tra i boschi può rimettere in primo piano

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Guardare per un giorno "dall'alto" la quotidianità e il rapporto con le nuove tecnologie. Lo hanno fatto i ragazzi che l'équipe dell'educativa di strada del Gruppo Abele incontra generalmente in contesti più cittadini (parchetti e campi gioco nei quartieri periferici di Torino). Oltre ai tornei, ai laboratori e ai percorsi di sostegno-orientamento che l'associazione dedica ai giovanissimi che vivono la periferia torinese, ogni anno sono sempre messe in calendario alcune uscite per tutti quelli che vogliono trascorrere una giornata diversa, all'insegna dello svago, ma anche della riflessione. Quest'anno una delle proposte degli educatori del Gruppo Abele è stata quella di portare tutti a conquistare una vetta, in parte concreta in parte metaforica: salire da Reana ai laghi di Avigliana per guardare dall'alto la vita di tutti i giorni in città, con i suoi ritmi e le sue modalità di socializzazione, sempre più spesso fatta di comunicazione virtuale continua, tra smartphone e pc, ma spesso a scapito del "contatto" stretto, quello faccia a faccia, che una passeggiata tra i boschi può rimettere in primo piano.

I ragazzi, guidati dalle indicazioni degli educatori Cristina, Stefano, Serena, Laura e Michela, si sono cimentati nella costruzione e nell'osservazione della propria "identità virtuale", con i tranelli delle mezze bugie e della "verità selezionata" che spesso inquinano l'oggettività delle nostre vite online. La riflessione si è poi spostata dall'utilizzo più ludico e innocuo di queste piccole "post verità" fino a fenomeni più complessi come il cyberbullismo, la tutela della privacy e il rispetto della persona, dei suoi sentimenti e delle sue fragilità. "Come sempre in queste occasioni - riflette Cristina Govor, mediatrice culturale ed educatrice del Gruppo Abele - emerge una grande sensibilità dei ragazzi e un po' di disorientamento. La possibilità di confrontarsi tra coetanei ma all'interno di una cornice educativa che guidi la riflessione, li aiuta a rivedere alcuni aspetti critici dell'utilizzo dei social e della comunicazione virtuale, per poterne sfruttare l'enorme potenzialità limitando i rischi connessi". Dai monti alla città si torna in dietro con una "bussola" per rimettersi in marcia, sia online che offline.

(manuela battista)

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In questo articolo Cultura e formazione, Giovani

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