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NotizieThe Smiling Van, la psicologia di strada per i giovani di Torino

Il nuovo progetto, di cui il Gruppo Abele è capofila, di psicologia di strada accessibile, informale e gratuito, che incontra i ragazzi e le ragazze nelle piazze e nei giardini di Torino per dare vita a momenti di libera espressione, dialogo, collaborazione, gioco e confronto

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Mobile, gratuito e giovane.
Sono gli aggettivi di The Smiling Van, il nuovo progetto di psicologia di strada accessibile e informale, che incontra i ragazzi e le ragazze nelle piazze e nei giardini di Torino per dare vita a momenti di libera espressione, dialogo, collaborazione, gioco e confronto.

Spieghiamo: mobile perché si muove sulle quattro ruote di un pulmino. A Torino, tre giovani psicologi e un progettista si sposteranno nelle piazze dei quartieri periferici per entrare in contatto con i giovani tra i 14 e 21 anni e per accogliere il loro disagio.
Gratuito, perché non prevede alcuna parcella: qualsiasi ragazzo ne senta il bisogno potrà salire sul van e farsi una chiacchierata con uno degli ideatori del progetto, Chiara, Nader, Alessandro e Mattia, psicologi giovani ma di sicura affidabilità, accompagnati da associazioni come il Gruppo Abele, Ente Capofila del progetto, e il suo servizio di Educativa di Strada; Acmos, partner collaborativo all'interno del progetto Spazi Reali e del progetto Aria.
Giovane perché creato da giovani - Chiara, Nader, Alessandro e Mattia hanno tra i 29 e i 32 anni - per i giovani, l’obiettivo è infatti di offrire ascolto, accoglienza e orientamento ad adolescenti e giovani adulti dei quartieri più problematici della città. Peraltro il progetto ha vinto il bando GxG - Giovani per i Giovani della Compagnia di San Paolo.
Abbiamo intervistato l’equipe del progetto per farci spiegare da loro come funziona.

Come è nata l'idea di una psicologia di strada per adolescenti e giovani e perchè tradurla in The Smiling Van, una versione itinerante del supporto psicologico?
"L’idea nasce dall’incontro delle nostre esperienze con le difficoltà dei ragazzi e delle ragazze, ma soprattutto con le loro potenzialità; dalla volontà di realizzare qualcosa che possa rispondere ai bisogni di ascolto e relazione.
Nella città di Torino, negli anni più recenti, si è assistito ad un progressivo aumento del disagio giovanile, che è andato ad amplificarsi con l’inizio della pandemia, segnalando una vera e propria emergenza. Una situazione in cui è logico inserire un dialogo per disinnescarne le tensioni. Questa è la ragione della psicologia di strada.
Renderla itinerante è lo stratagemma per raggiungere i giovani nei luoghi in cui vivono, offrire un servizio gratuito, accessibile e spogliato dalla dimensione patologizzante. Parcheggiare nel loro giardino per dare un’idea di presenza e normalità, non riceverli in studio, come per sedute classiche, scaricando loro il peso della formalità della relazione d’aiuto".

Avete iniziato da tre mesi, con chi state lavorando, dove e con quali difficoltà e quali positività?
"Stiamo collaborando con alcune associazioni su territori notoriamente difficili. Questo per dire che il nostro progetto non traduce un’idea inedita, piuttosto si pone in continuità con le esperienze di formazione di strada. Ecco perché, sviluppandosi a Torino, è venuto spontaneo cercare l’appoggio del Gruppo Abele che sulla strada ci è nato, e di Acmos che da anni lavora sulla sensibilizzazione e sul civismo dei giovani delle periferie torinesi.
I primi passi li abbiamo mossi con Acmos e il progetto Aria lavorando all’interno di Spazi Reali, un bellissimo luogo nei Giardini Reali dove svolgiamo colloqui psicologici e realizziamo un laboratorio sugli stati d’animo, Spazi d’Animo, con un gruppo di ragazzi e ragazze.
Parallelamente stiamo seguendo sul campo, nelle circoscrizioni V e VI, il servizio di Educativa di Strada del Gruppo Abele, il quale ci sta accompagnando e supportando in tutte le fasi del progetto.
Le difficoltà riguardano principalmente la creazione di un servizio da zero, per noi, un gruppo di giovani psicologi, questa rappresenta la prima esperienza nella progettazione. Tuttavia, ci siamo resi conto che le difficoltà sono anche fonte di stimoli.
Le positività riguardano sicuramente tutto ciò che stiamo imparando, i momenti di condivisione con i ragazzi e la possibilità, finalmente, di poter realizzare qualcosa di concreto per la comunità, mettendoci in gioco".

Dove intende andare The Smiling Van, quale meta si prefigge il progetto?
"Il progetto intende raggiungere quei quartieri che potrebbero beneficiare maggiormente di un servizio psicologico di strada, perché offrono minori possibilità a dimensione di giovane e richiedono una bassa soglia di accesso.
La meta di The Smiling Van è quella di incontrare il maggior numero di giovani possibile, accogliendo le loro storie e le loro richieste. Ci piacerebbe accompagnarli affinché dispongano di ulteriori risorse per affrontare le difficoltà e siano più allenati ad esprimere le loro capacità, in un’ottica di partecipazione attiva alla comunità in cui vivono".

(toni castellano)

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