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NotizieTorino tra le Fast-track cities per contrastare la diffusione dell'HIV

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La Città di Torino è tra le Fast-Track Cities che si impegnano a contrastare la diffusione del virus HIV, ma anche lo stigma e i pregiudizi su chi ne è colpito. Su proposta dell'assessore Marco Alessandro Giusta, la deliberazione della Giunta Comunale ha portato lo scorso 2 ottobre alla firma del protocollo internazionale, siglato sei anni fa a Parigi, poi modificato nel 2019 e a cui hanno aderito sinora circa 300 città in tutto il mondo (per l'Italia: Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Palermo e, da venerdì scorso, Torino). Secondo gli ultimi dati, Torino è la quarta città in Italia come nuove diagnosi (108 su un totale in piemonte di 198). La principale causa di trasmissione è rappresentata dai rapporti sessuali non protetti (96%), con un'incidenza maggiore nella fascia di età 25-34 anni.

Firmando la Dichiarazione di Parigi i Sindaci e le Sindache si impegnano a raggiungere alcuni obiettivi specifici:

90-90-90 entro il 2020:- 90% di persone con Hiv che conoscono il proprio status;- 90% delle persone che conoscono il proprio stato e sono in terapia antiretrovirale;- 90% di persone in terapia che raggiungono la soppressione virale;
95-95-95 entro il 2030:95% di persone con Hiv che conoscono il proprio status;- 95% delle persone che conoscono il proprio stato e sono in terapia antiretrovirale;- 95% di persone in terapia che raggiungono la soppressione virale.Alla cerimonia di sottoscrizione della Dicchiarazione di Parigi ha presenziato anche il Gruppo Abele, insieme a Anlaids Torino, ARCOBALENO Aids ODV, Casa Arcobaleno, Croce Rossa Italiana - Comitato di Torino, Associazione Giobbe onlus, Lila Piemonte: Marco Fanton, operatore del Gruppo Abele ha così accompagnato la firma del protocollo: "far parte di una rete così importante - ha spiegato - valorizza e arricchisce il quadro di azione nei nostri servizi, che da sempre si occupano di questa tematica".A San Vito, sulla collina di Torino, nacquero le prime accoglienze del Gruppo Abele per persone malate di Aids. Erano gli Anni Novanta e accogliere significava, nella mancanza di prospettive di vita e sanitarie, accompagnare ad una morte dignitosa e inevitabile persone lasciate sole dallo stigma che allora ancor più di oggi accompagnava le persone sieropositive e i malati di Aids. Ben venti anni fa il Gruppo Abele, in collaborazione con gli Ospedali S. Anna e Regina Margherita dell’A.O.U. Città della Scienza e della Salute della Regione Piemonte ha attivato (e ancora oggi porta avanti) un progetto per madri sieropositive e per i loro bambini. Ad Andezeno, nel chierese, è attiva una Casa Alloggio per persone sieropositive o in Aids, nonché, ultimo nato tra i servizi a sostegno della fragilità sanitaria, Casa Vic, luogo di accoglienza e sostegno per rifugiati con gravi problemi di salute. "Al di là dei servizi specifici - spiega Fanton - il tema dell'accoglienza delle persone in Hiv/Aids è trasversale a tutte le attività del Gruppo Abele, dalla Casa di Ospitalità Notturna, alla prima accoglienza, alle unità di strada e le comunitàper donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale. Questo ha fatto si che si sviluppasse una particolare sensibilità e capacità di accompagnamento delle persone che incontriamo e che l'attenzione al tema delle infezioni sessualmente trasmissibili sia insito nei nostri interventi".L'impegno del Gruppo Abele riguarda ovviamente anche la prevenzione della diffusione del virus: "sia nelle scuole, con incontri formativi inseriti nei piani triennali, che nei luoghi aggregativi informali per i giovani - ha concluso Fanton - non solo ogni primo dicembre, giornata mondialmente dedicata a questo tema, ma ogni giorno, vogliamo promuovere la diffusione di stili di vita rispettosi della propria salute e di quella pubblica".(manuela battista)

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