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Un'intervista ad Antonio Censi, ex direttore sociale di una grande residenza per anziani e recente autore del libro Vita da vecchi, pubblicato dalle Edizioni Gruppo Abele, racconta dall'interno i servizi per le persone anziane non autosufficienti e la necessità di un nuovo modello di assistenza e di riconoscimento dell'invecchiamento

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In una società che privilegia l’attività, la giovinezza, la gradevolezza dell’aspetto esteriore, le persone anziane e non autosufficienti sono, spesso, individui ai margini. Parrebbe che l’unico ruolo socialmente riconosciuto a queste persone dai corpi fragili e non più (ri)produttivi sia quello di consumatori di prestazioni sanitarie o di "clienti delle aziende di servizi". L’assistenza degli ospiti in RSA – che la pandemia ha messo prepotentemente al centro del discorso pubblico – talvolta testimonia questa realtà: organizzazioni fortemente burocratizzate che rinchiudono le persone in rigide categorie nosografiche (per età, per malattia, per necessità), privandole della loro dignità e, di fatto, della loro umanità.
Un'intervista ad Antonio Censi, ex direttore sociale di una grande residenza per anziani e recente autore del libro Vita da vecchi, pubblicato dalle Edizioni Gruppo Abele, racconta dall’interno i servizi per le persone anziane non autosufficienti e la necessità di un nuovo modello di assistenza e di riconoscimento dell’invecchiamento.

(christian azzara e toni castellano)

In questo articolo Famiglie, Lotta alla povertà

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