Dora Nera

CulturaCi sono storie che raccontano il mondo che cambia

La letteratura non come cura, ma come strumento di impegno per denunciare le contraddizioni del presente. Dora Nera e Gruppo Abele insieme per un progetto dal forte senso civile

di piero ferrante
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Enrico arriva alla Casa di Ospitalità in un giorno di fine estate senza portare nulla. Non ha un borsa, non ha un taccuino, né zaini o quaderni. Dice che 

"le storie delle persone meritano attenzione” e che “guardare negli occhi è la prima forma di ascolto e di empatia, un abbraccio dato senza coinvolgere direttamente il corpo"

Enrico è uno scrittore affermato: nel 2022 ha vinto il premio dedicato a Giorgio Scerbanenco, maestro assoluto della narrativa noir. Infatti Enrico, che di cognome fa Pandiani, scrive noir e, nel momento in cui mette piede nella nostra struttura di via Pacini, Rizzoli ha appena mandato in stampa il suo romanzo numero 17, Ombra.

Enrico entra discretamente in quello che per tanto tempo è stato il “dormitorio femminile” di Barriera di Milano ma oggi è una vera e propria casa di ospitalità aperta 24 ore su 24, e un luogo di proposta creativa. Da due anni, in collaborazione con l’associazione Babelica e la direzione artistica del festival letterario Dora Nera, qui è nato il primo gruppo di lettura per donne temporaneamente senza una casa.

Grazie a questa attività in via Pacini sono successe tante cose. Nel 2022 è passata la scrittrice Alice Basso, la scorsa primavera s’è fermataPatrizia Rinaldi (tutto quest’anno è stato dedicato ad approfondire la figura letteraria di Blanca, investigatrice di libri editi da e/o ma diventata nota anche per la trasposizione in fiction fatta dalla Rai), e, qualche giorno dopo di lei, ha tenuto una lezione Umberto Mosca, docente di critica cinematografica dell’Università di Torino.

Ma Pandiani, “Enrico” come si presenta a tutte, ha una ragione diversa per essere qui al Gruppo Abele. All’interno del festival infatti, è nata una sezione di narrazione civile fondata sulle vite delle persone in situazione di svantaggio sociale: si chiama Il destino non è un finale già scritto. Enrico entra non per dire, per parlare di trame e personaggi, della sua Torino nera e criminale, della Barriera che mette su carta, ma per ascoltare una storia che poi toccherà a lui raccontare.

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La storia che Enrico incontra si chiama Rossana. Rossana, quando Enrico le stringe la mano, è emozionata. Non ha letto i suoi libri, però l’emozione mica la controlli. “Io sono Rossana”, dice, come se nel nome, nel ripeterlo, nel dirlo, già ci fosse tutto e come se il resto sia marginale, di contorno, temporaneo, superabile, e che l’importante è esserci ancora. Enrico e Rossana si siedono ed è come se non avessero aspettato altro che questo da tempo.

Scorrono parole intime e fragilità comuni, tanto che a un certo punto non si capisce bene chi stia raccontando cosa e a chi. Al loro fianco ci sono Anna e Lucia, operatrici della Casa di Ospitalità che hanno fortemente voluto questo incontro, l’hanno curato e preparato; esattamente come, dal 2021, hanno portato in via Pacini ensemble di musiciste e musicisti per Mi.To e compagnie teatrali e di ballo.

Il principio è che l’arte, da sola, non è in grado di liberare nessuno ma è un pretesto: una specie di “allungatoia” per arrivare, attraverso quello che sembra futile ma non lo è, alla consapevolezza o, se non altro, una bella scusa per stare al mondo in una maniera alternativa, meno oppressa dai dolori e dai pensieri che si affollano nella testa.

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Le vicende che hanno portato Rossana a incontrare il Gruppo Abele non le diremo. Nemmeno Enrico, che con Rossana ha parlato tanto tempo, le dirà.

L’essere umano si somiglia ovunque, qualunque sia la sua condizione, qualunque sia la sua cittadinanza sul passaporto, la fedeltà a una religione, la sua estetica

ci sintetizza come a dire che alla fine quello che accade a una sola persona potrebbe avvenire a tutti. Sono la sfortuna, alcune situazioni contrarie, fatti di vita che non si sono incastrati nella maniera giusta, oltre a una buona dose di incidenza della società, a determinare “il destino” di qualcuno e la sua condizione di fragilità.

Enrico ha scritto un racconto ispirato a Rossana sull’onda delle emozioni che Rossana ha mosso in lui e che Rossana ha letto con Enrico prima che potesse diventare definitivo. Si intitola Nuda perfidia, ed è come un’opera a due cuori e quattro mani. Fa parte, insieme ad altri quattro scritti di altrettanti scrittori, di un volume di cento pagine, realizzato in collaborazione con le Edizioni Gruppo Abele, che si chiama Il destino non è un finale già scrittoe. A legarli tra di loro il fatto che questi scrittori e scrittrici – Marco Belli, Sara Bilotti, Stefano Cosmo e Patrizia Rinaldi – hanno fatto incontri simili a quelli di Enrico, ma in altre parti d’Italia, entrando in contatto con la rabbia, il dolore, la voglia di riscatto, i fallimenti, le speranze, di quattro persone in situazione di svantaggio sociale. La cultura – in questo caso la letteratura – con radici nell’accoglienza: quella che da sempre promuove il Gruppo Abele.

Il Dora Nera 2023 si aprirà il 10 novembre proprio con la presentazione di questa raccolta e del progetto. Ci sarà Enrico, ci sarà Rossana, ci sarà l’assessore al Welfare della città di Torino Jacopo Rosatelli, ci sarà una “delegazione” di donne di via Pacini.

 

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Nella foto Rossana ed Enrico Pandiani durante la presentazione di lancio del festival Dora Nera all'Officina della Scrittura di Torino. La foto è di Ezio Genitoni.