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NotizieL’emergenza Covid-19 e l’accoglienza delle persone senza fissa dimora e dei cittadini stranieri a Torino

Il Gruppo Abele e numerose altre associazioni sollecitano Comune e Regione per una rapida e condivisa risoluzione del problema dei senza fissa dimora tornati in strada dopo lo smantellamento del campo di piazza d'Armi a Torino

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Lettera-appello del Gruppo Abele e di numerose associazioni firmatarie per una rapida e condivisa risoluzione del problema dei senza fissa dimora tornati in strada dopo lo smantellamento del campo di piazza d’Armi a Torino

A Torino il 4 maggio 2020 è stato chiuso il campo allestito in piazza d’Armi dalla Città, con Croce Rossa Italiana e Protezione Civile “per l’inclusione sociale dei cittadini in condizioni di marginalità estrema”, sostanzialmente un ricovero per senza fissa dimora.
La chiusura, prevista per il 31 marzo, era stata prorogata per far fronte all’emergenza sanitaria sino al 3 maggio. Tuttavia nonostante lo stato di emergenza nazionale sia valido fino al 31 luglio 2020 e, sulla base del DPCM del 26 aprile 2020, siano in atto significative restrizioni agli spostamenti dei cittadini dal proprio domicilio, il Comune di Torino ha smantellato il campo senza offrire alcuna alternativa agli ospiti. 138 persone, cittadini italiani e stranieri, di cui 12 donne, si sono ritrovati di nuovo in strada.

Alcune di queste persone, una ventina, sono state collocate in strutture di accoglienza, dopo aver trascorso alcuni giorni (e notti) per strada. Le altre si sono accampate in piazza Palazzo di Città. Altre ancora sono restate o tornate in piazza d’Armi, dove dormono in tende e sistemazioni di fortuna, mentre alcune si sono disperse in città. Tra coloro che sono stati lasciati per strada, vi sono anche persone con problemi psichiatrici, ultrasessantacinquenni o con malattie croniche (diabete con complicanze, HIV ecc.) e dunque particolarmente a rischio, nonché cittadini già in carico ai servizi sociali. Per loro, alla difficoltà di una vita in strada, vanno aggiunte in questo periodo quelle portate dal lockdown: i bagni pubblici e i bagni degli esercizi commerciali sono chiusi. Gli unici aiuti alimentari ricevuti sinora sono stati forniti da volontari.

Per di più il protocollo prevede che durante l’emergenza Covid-19 in Piemonte e a Torino l’inserimento



in strutture per senza dimora, così come nei centri SIPROIMI, è consentito solo alle persone che siano risultate negative al tampone o che abbiano trascorso 14 giorni in isolamento fiduciario. Condizioni queste che si rendono impraticabili per coloro che non hanno una casa e che magari sono asintomatici.

Il 12 maggio le circa 40 persone accampate in piazza Palazzo di Città sono state trasferite nel V Padiglione di Torino Esposizioni, dove a seguito dei controlli sono risultate negative al test. Requisito che renderà possibile il trasferimento in spazi di accoglienza più idonei di un padiglione usato per fiere e giostre per pochi mesi all’anno e inadeguato a un lungo periodo di accoglienza.

Auspicando dunque un trasferimento veloce di queste persone verso strutture più adeguate, preme oggi evidenziare come non esista ancora alcun percorso per le altre persone senza dimora che si trovano in altri luoghi della città (sia persone precedentemente accolte nel campo di piazza d’Armi, sia persone che non erano state inserite in tale campo).

In sintesi, tutti coloro che non sono stati trasferiti a Torino Esposizioni sono ancora per strada ed “è evidente come questa situazione, già problematica in ogni caso, durante l’attuale periodo di emergenza possa potenzialmente diventare un pericolo sia per la salute di queste persone, che per tutti i cittadini” ha sottolineato l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino.

La Città di Torino inoltre non ha ancora messo a disposizione un numero sufficiente di posti dove possano essere trasferiti gli ospiti delle strutture per senza dimora, dei centri SIPROIMI, dei CAS e dei centri anti-tratta che siano risultati positivi al COVID-19, i casi sospetti e coloro che siano entrati in contatto stretto con casi confermati o sospetti. Ad oggi, infatti, per tali casi risulta vi siano a disposizione solo 20 posti nella struttura sita in Via San Marino attivata dalla Città di Torino.

Il Gruppo Abele e le altre associazioni firmatarie, che operano a contatto con la marginalità ritengono urgente, a tutela della salute individuale e collettiva, che venga assicurato l’immediato inserimento in strutture d’accoglienza delle persone senza dimora e che i casi positivi o sospetti e i contatti stretti riscontrati all’interno delle strutture d’accoglienza siano trasferiti in apposite strutture dove possano essere sottoposti alle misure di quarantena o di isolamento fiduciario con sorveglianza sanitaria.
Questa urgenza, che è tutela della salute individuale e collettiva, se non venisse attuata o ulteriormente rallentata, costituirebbe una violazione di un preciso onere che incombe sulle Amministrazioni competenti.

Le associazioni torinesi che lavorano nel settore dell’accoglienza e hanno posto attenzione al problema dei senza fissa dimora della città durante un periodo delicato come quello attuale, certe di poter collaborare con le istituzioni, chiedono alla sindaca, alla vicesindaca e assessore alle Politiche sociali, al presidente della Regione, al commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 della Regione Piemonte, all’assessore alla Sanità della Regione, all’assessore alle Politiche sociali della Regione e al prefetto di Torino un incontro urgente per discutere queste questioni e per mettersi a disposizione e supportare le autorità competenti del sistema di accoglienza.

Ricordando come il coinvolgimento degli attori sociali e delle loro competenze nelle fasi dei processi cittadini aumenti considerevolmente l’efficacia delle scelte in termini di salute pubblica, per tutti.

Scarica la lettera delle associazioni

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