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NotizieLa fotografia come testimonianza di orrore e desiderio di vita. Luigi Ciotti ricorda Letizia Battaglia

Il fondatore e presidente del Gruppo Abele ricorda la fotografa Letizia Battaglia: "Dobbiamo essere profondamente grati a Letizia Battaglia. Le sue fotografie non si sono limitate a documentare fatti"

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L’immagine parla. E quando è immagine autentica – colta da un occhio affamato di conoscenza e aperto allo stupore – lo fa in maniera inequivocabile, con un linguaggio diretto che traduce l’emozione in domanda e la domanda in azione.

Per questo dobbiamo essere profondamente grati a Letizia Battaglia. Le sue fotografie non si sono limitate a “documentare” fatti: hanno espresso il loro lato oscuro, urticante. A volte l’orrore – penso ovviamente alle foto dei delitti di mafia – altre volte le mute speranze di volti segnati dall’impegno e dal desiderio di vita.

Senza Letizia e le sue fotografie che hanno impedito di volgere altrove lo sguardo, la storia di Palermo, della Sicilia, ma anche del nostro Paese sarebbero più povere e incomplete.

Il modo migliore di ricordarla è allora procedere ancora più determinati in quel cammino che ci allontana per sempre dai fatti di morte e sempre più ci avvicina a quelli di vita. Nel segno di una persona generosa e mai conforme, che ha “allargato l’obiettivo” all’impegno sociale incontrando persone e realtà in ogni parte d’Italia, testimone di quell’inesausta sete di verità che rende la vita umana degna d’essere vissuta. Ciao Letizia.

(luigi ciotti)

In questo articolo Cultura e formazione, Luigi Ciotti

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