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Prima indagine sul ritiro sociale volontario nella popolazione studentesca italiana, a cura del Gruppo Abele, dell'Università della Strada e dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR

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Sono giovani, spesso giovanissimi, che all’improvviso smettono di uscire di casa, di frequentare scuola e amici. Si chiudono nelle proprie stanze e limitano al minimo i rapporti anche coi familiari più stretti, mantenendo i contatti col mondo prevalentemente attraverso internet. Secondo uno studio del CNR pensato insieme al Gruppo Abele, potrebbero essere quasi 50.000 in Italia.

Parliamo dei cosiddetti “Hikikomori”, un termine giapponese che in italiano si può tradurre come “ritirati sociali”. Un fenomeno del quale si dibatte da tempo ma su cui scarseggiano dati e analisi.

Pubblicato il 6 marzo il primo studio di livello nazionale, promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l’Università della Strada e realizzato dall'Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con l’obbiettivo di definire una prima stima quantitativa attendibile dell’isolamento volontario nella popolazione adolescente.

La ricerca ha coinvolto un campione di oltre 12.000 studenti e studentesse, rappresentativo della popolazione scolastica italiana fra i 15 e i 19 anni.

Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi e ragazze a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo.

 

Scarica il comunicato stampa, il report tecnico-scientifico e la sintesi commentata dei dati 

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