Presentato al Salone Internazionale del libro di Torino, A un metro dal futuro. Speranze e paure di una gioventù sospesa (Edizioni Gruppo Abele) di Marco Benadì e con le illustrazioni di Inka Mantovani, è un progetto editoriale che sovverte quel meccanismo per cui sono gli adulti che parlano dei giovani, in alcune rare occasioni parlano ai giovani, ma quasi mai sono i giovani a raccontare i giovani, se stessi. La pandemia di Covid ha messo alla prova tutte e tutti, ma è sugli adolescenti che la sua ombra si farà sentire più a lungo e in maniera più sottile. Avendo tranciato relazioni e legami e costretto le scuole a una forzata chiusura, le restrizioni sanitarie hanno colpito i ragazzi proprio nel bel mezzo della loro crescita emotiva, psicologica e relazionale, durante quel turbinio di pensieri che caratterizzano l’adolescenza. Malgrado questo, sui media tradizionali è difficile sentire dalla viva voce di ragazze e ragazzi cosa provano, come hanno vissuto questo periodo e come sono cambiate le loro prospettive sul mondo e sul futuro. Così Benadì, attento osservatore del mondo digitale oltre che padre di due figli adolescenti, si è armato di curiosità e ha girato tutta Italia, da nord a sud, per incontrare giovani dai 15 ai 19 anni. Per farli parlare, per chiedere loro cosa provano, che prospettive hanno, come immaginano il mondo non domani, ma fra mille anni
Secondo i dati FIOM, dal 2008 a oggi nel solo settore metalmeccanico torinese sono andati in fumo trentaduemila posti di lavoro e trecentosettanta aziende hanno chiuso definitivamente i battenti, per fallimento o cessata attività. La maggioranza dei posti persi è stata nell’automotive e in tutto il suo indotto. Le ragioni sono molteplici, di quelle che si leggono ogni giorno: crisi economica, delocalizzazioni, assenza di politiche industriali serie. Con la frantumazione e la scarsità di lavoro, anche il senso di comunità che nasceva all’interno delle fabbriche e che connetteva i lavoratori e le lavoratrici si è sfilacciato, lasciando dietro di sé persone più sole, povere e frustrate: tutto diventa precario, anche i rapporti interpersonali. Così una crisi economica diviene anche sociale, politica, culturale. A farne le spese, in misura enormemente maggiore, le donne: a dicembre 2020 l’occupazione femminile è scesa al 48,6%, contro il 67,5% maschile. Un’ecatombe.
Edi Lazzi, segretario della FIOM Torino, ha scelto così di dare voce proprio a loro, le lavoratrici. Il libro Buongiorno, lei è licenziata raccoglie dieci storie, crude e potenti, e apre una finestra sulla realtà del lavoro femminile. Da queste testimonianze – legate al territorio torinese – Edi Lazzi delinea l’orizzonte entro cui si muovono lavoratrici e lavoratori, senza garanzie e diritti. Una denuncia che diventa parte costruttiva di una piattaforma per l’industria, la riconversione ecologica, la politica attiva del lavoro. Per ripensare Torino – dove questo libro è nato – e l’Italia dando ascolto all’intelligenza e al saper fare delle lavoratrici e dei lavoratori.
"Contro" la retorica dominante, "contro" un'informazione che perpetua gli interessi del potere, "contro" i rigurgiti fascisti e "contro" chi li strumentalizza e tollera, Moni Ovadia ha attraversato 60 anni di attivismo politico, culturale e artistico. Andando "contro". Come racconta in Un ebreo contro, un libro-intervista curato da Livio Pepino, presentato al Salone del Libro 2021. Un dialogo senza sconti per nessuno sulla sinistra e sui neofascismi, sulle democrazie, sul conflitto fra Israele e Palestina, sugli ultimi e i dimenticati che da sempre sono protagonisti della sua produzione artistica.
(christian azzara, piero ferrante e toni castellano)